ore 22:30
Paolo Mainardi, 22 anni, meccanico in un officina di San Pancrazio, e Antonella Migliorini,19 anni, cucitrice presso la ditta Anna di Montespertoli, escono dalla casa di Aliano dopo aver cenato con l'amico di famiglia Leopoldo P. (La Nazione 20 giu. 1982).
ore 23:15
Due amici di Paolo Mainardi, passando per via Virginio Nuova, notano la 127 seat (targata Fi A90112) ancora parcheggiata nello spiazzo (un luogo scelto da qualche mese sai ragazzi per stare in intimita' senza troppo isolarsi). Nel tragitto incontrano altre due auto una delle quali procedeva molto lentamente (fonte La Nazione 22 giugno 1982).
ore 23:30 \ 23:35
Un tal Carlo C, testimonia contestualmente la presenza della 127 sulla piazzolina, con la plafoniera accesa e i vetri semi appannati. Dira' pure di aver notato il ragazzo seduto al posto di guida
Tra le 23:40 e le 23:50
Due giovani su una fiat 128 (alcune fonti indicano invece un motorino), Adriano P. e Stefano C., fanno un primo passaggio davanti all'auto incastrata nel fosso. Pensando che sia abbandonata proseguono per Baccaiano, dove pero' trovano chiuso il bar a cui erano diretti. Tornando indietro, questa volta si fermano e scoprono i corpi dei due ragazzi ( Intervista pubblicata su La Nazione 21 giu. 82).
Nello stesso momento sopraggiunge l'auto (una A112) di due fidanzati che erano parcheggiati a 700 mt di distanza (stando all'escussione dibattimentale del 1997, i testi dicono in realta' di essere stati in movimento e di aver fatto un primo passaggio davanti all'auto per poi tornare indietro raggiunto lo svincolo per Poppiano) e che poco prima avevano percepito colpi e movimenti strani in quel punto. I ragazzi si accorgono che il Mainardi respira ancora, cosi' quelli col 128 si precipitano in paese per chiamare i carabinieri, mentre la coppia corre a chiamare l'ambulanza (La Nazione 21 giugno 1982).
ore 0.30 c.a del 20 giugno
Paolo Mainardi giunge all'ospedale di Empoli oramai in coma profondo. Morira' la mattina intorno alle 8:00 senza aver ripreso conoscenza
L'auto viene trovata dai carabinieri sul ciglio della strada dalla parte destra considerando la direzione di marcia verso il paese di Baccaiano, con le ruote posteriori incastrate nel fossato laterale, il muso rivolto in direzione di Certaldo, e lo sportello destro spalancato. Lo sportello pero' era stato divelto poco prima dai paramedici che lo avevano trovato chiuso con la sicura e che pertanto avevano dovuto forzarlo per estrarre il ragazzo ancora vivo. Anche lo sportello sinistro risulto' bloccato a causa della deformazione della scocca dell'auto e venne conseguentemente forzato allo stesso modo (Storia delle Merende infami, pg.393).
Panoramica ricostruita |
Particolare dell'auto dei bossoli sulla strada |
Esternamente vengono repertati 8 bossoli calibro 22 L.R. , tutti con la lettera H stampata sul fondello, distribuiti tra l'auto e una piazzola che si trova sul lato opposto della strada alla stessa altezza . Tre sulla strada vicino al fossato (Fig.4), davanti al muso dell'auto dalla parte del lato guida. Uno sul ciglio della strada ma vicinissimo al lato della piazzola.
Bossolo F sul latodellapiazzola |
Un altro dentro la piazzola a 10 metri dalla ruota destra dell'auto. Altri tre a circa 11 metri dal medesimo faro dell'auto ma all'interno della piazzola dalla parte sinistra (rispetto all'osservatore frontale).
Infine l'ultimo viene ritrovato nell'abitacolo sul tappetino posteriore destro, indicando che almeno un colpo e' stato portato inserendo la mano all'interno (Il Mostro, pg.32-Storia delle merende infami, pg.393- dibattimento appello processo Mostro-bis).
I fari sono stati infranti con due colpi di pistola mentre l'auto era gia' nel dosso come dimostrano i frammenti di vetro davanti al paraurti. I proiettili non lasciano pero' fori rimbalzando probabilmente sulle parabole interne riflettenti Anche le luci di posizione sarebbero state rotte, ma non sparandoci contro. L'interruttore delle luci era in posizione accesa, cosi' come quello della plafoniera interna. Sul parabrezza (Fig.7 Fig.8 dall'esterno) e' presente un foro d'entrata (?) all'altezza del volto del guidatore, mentre il finestrino sinistro risulta completamente in frantumi ed alcuni frammenti di vetro vengono ritrovati nella piazzola vicino ai tre bossoli ivi repertati (Storia delle Merende infami, pg.393). Cio' indicherebbe che l'auto al momento dell'aggressione fosse parcheggiata nello slargo con la coda rivolta verso la strada e il finestrino di guida all'altezza di un breve viottolo che dalla piazzola portava fino al retrostante campo di erba medica* All'interno non vengono trovati oggetti contundenti, come ad esempio sassi, che potessero indicare la rottura del finestrino pregressa agli spari
(*:Riepilogo introdutivo al dibattimento del processo d'appello Mostro-bis)
La ragazza giace sul divanetto posteriore sul lato destro. E' seduta con la testa reclinata all'indietro e presenta due ferite alla fronte causate da altrettanti colpi di pistola .
1) Uno, all'emifronte destra, penetrante con direzione dall'avanti all'indietro e ritenuto in cavita' .
2)L'altro, transfosso, del tutto perpendicolare alla direzione del primo e con direzione da sn a dx.
Presenta poi una ferita lacero contusa al naso, con frattura delle ossa nasali, che i periti non poterono ricondurre all'azione lesiva di un colpo d'armada fuoco (a meno di non immaginare un proiettile di rimbalzo estremamente deformato ). Non presenta invece ferite d'arma da taglio. Sulla caviglia destra vengono inoltre riscontrati segni ecchimotici recenti riconducibili probabilmente, ma non necessariamente, ai movimenti della giovane durante la prima fase dell'aggressione.
Si accertera' che il Mainardi era invece stato attinto da 4 colpi di cal.22LR(*).
1)Uno alla spalla sinistra posteriormente. Direzione pressoche' orizzontale rispetto all'assse maggiore del corpo e con ritenzione del proiettile dietro la scapola sinistra. Foro d'ingresso a margini regolari e perfettamente ovale (se ne potrebbe arguire che il proiettile abbia attinto il ragazzo senza essersi prima deformato contro un ostacolo quale ad esempio il finestrino chiuso)1) Uno, all'emifronte destra, penetrante con direzione dall'avanti all'indietro e ritenuto in cavita' .
2)L'altro, transfosso, del tutto perpendicolare alla direzione del primo e con direzione da sn a dx.
Presenta poi una ferita lacero contusa al naso, con frattura delle ossa nasali, che i periti non poterono ricondurre all'azione lesiva di un colpo d'armada fuoco (a meno di non immaginare un proiettile di rimbalzo estremamente deformato ). Non presenta invece ferite d'arma da taglio. Sulla caviglia destra vengono inoltre riscontrati segni ecchimotici recenti riconducibili probabilmente, ma non necessariamente, ai movimenti della giovane durante la prima fase dell'aggressione.
Si accertera' che il Mainardi era invece stato attinto da 4 colpi di cal.22LR(*).
2)Uno alla tempia sinistra che aveva centrato il meato uditivo rimbalzando poi contro le strutture solide della base del cranio fino a fermarsi nella mascella dopo aver lussato l'ottavo dente superiore sn.
3)Uno , con esito mortale, penetrato dietro l'orecchio sinistro con attraversamento del cranio in direzione trasversale da sn verso dx e leggermente in avantie, ritenuto nel tavolato osseo di destra
4) L'ultimo all'emimandibola sinistra, transfosso, con punto d'ingesso all'angolo della stessa, direzione dal basso verso l'alto e fuoriuscita in regione zigomatica sinistra a lato del naso.
Anche lui non presentava alcuna ferita d'arma da taglio, ma venivano rilevati segni ecchimotici alle braccia, al tronco ed all'addome, nonche' ferite da scheggia in regione sottoclaveare e probabilmente anche in regione temporale sinistra. Non vennero rilevati segni di tatuaggio su nessuna delle ferite.
Tra i capelli del ragazzo viene ritrovato il fermo di una maglia dell'orologio della fidanzata, orologio che giace col cinturino rotto sul divanetto posteriore.
Fig.8
Sulla piazzola viene inoltre trovata una confezione vuota di un medicinale con azione sedante:
"La bustina vuota del farmaco norzetam, rinvenuta verso le ore 11:00 am del giorno 20\6\1982 nella piazzola ove sono stati assassinati i fidanzati Mainardi e Migliorini, apparteneva al lotto preparato dalla Albert in data 28\7\80 Detto lotto e' stato consegnato al deposito di Roma in data..."
La ricostruzione ufficiale. I Carabinieri stesero un rapporto sulla dinamica in cui si affermava che i due ragazzi, terminato il rapporto, erano rimasti a parlare e a ricomporsi nell'auto quando l'assassino era sopraggiunto dal lato guida sparando attraverso il finestrino. Il ragazzo, che era gia' sul sedile di guida, mentre lei era ancora sul divanetto posteriore, riusci', nonostante una ferita alla spalla sinistra e alla mandibola, ad accendere l'auto, ingranare la retromarcia, e tentare la fuga. Sfortunatamente era pero' finito nel fossato incagliando l'auto, permettendo cosi' all'assassino di recuperare il bordo della strada e sparare due colpi da quel punto contro i fari. Poi si era avvicinato sparando un colpo al parabrezza che aveva stranamente centrato il Mainardi alla tempia. Si era infine spostato sulla destra infilando l'arma dentro l'auto dal finestrino infranto per colpire di nuovo Paolo alla testa, mentre Antonella era gia' morta a causa del colpo sparato quando ancora erano nella piazzola. Poi aveva sfilato le chiavi dal quadro, ed era fuggito dopo averle gettate lontano.
A questo punto della ricostruzione la vittima maschile giaceva agonizzante sul sedile anteriore, cosi' come era stato riferito dai ragazzi che per primi erano giunti sul posto. Il problema fu che le dichiarazioni dei paramedici intervenuti per estrarre le vittime dall'auto dicevano tutta un altra cosa. Tre infermieri su 4 avevano dichiarato, nell'immediatezza dei fatti, che il ragazzo giaceva sul divanetto posteriore e non su quello di guida. Queste dichiarazioni non furono pero' prese in considerazione, forse per via del sangue sullo schienale di guida, forse perche' si considerarono piu' attendibili quattro ragazzi spaventati che i tre infermieri che avevano estratto materialmente il Mainardi dall'auto, visto che quelle testimonianze si adattavano meglio ad una ricostruzione piu' semplice. Il fatto poi che la chiave fosse stata ritrovata lontano, fu interpretato come un gesto di stizza dell'assasssino che avrebbe perso il controllo dei nervi, benche' avesse poco prima sparato ai fari dell'auto mostrando un sangue freddo decisamente fuori dalla norma.
La ricostruzione dell'avvocato Filasto'. Il brillante avvocato, nonche' difensore di Mario Vanni al cosi' detto processo "compagni di merende", propose allora una ricostruzione diversa sulla base proprio dell'incongruenza delle dichiarazioni teste' riportate. Secondo questa tesi, che bisogna dirlo aveva lo scopo difensivo di inficiare la testimonianza del pentito Lotti, alla guida dell'auto non ci sarebbe stato il Mainardi, ma bensi' l'assassino. Il mostro avrebbe quindi colpito i ragazzi mentre erano sui sedili posteriori, sarebbe poi montato in auto e ripartito a retromarcia, ma una reazione di una delle vittime ancora vive lo avrebbe fatto finire nella cunetta. Non riuscendo a disincagliarsi avrebbe sparato ancora contro i giovani, estratto le chiavi dal quadro, e chiuso gli sportelli a chiave. Visto pero' che i fari non si erano spenti li avrebbe presi a pistolettate, e, accorgendosi solo allora che il Mainardi era ancora vivo, tentato un colpo dal parabrezza per finirlo. Adoro l'avvocato Filasto', ma purtroppo la sua ricostruzione non mi convince. Primo perche' lo schienale ha una chiazza di sangue che male si sposa con la sua ipotesi che il ragazzo sia stato sempre sul divanetto posteriore, sebbene lui la giustifichi con un fiotto prodotto dallo spostamento del corpo durante il soccorso. Secondo perche' non aveva senso tornare fino al ciglio della strada dalla parte opposta per colpire i fari, ne aveva molto senso sparare dal parabrezza quando avrebbe potuto avvicinarsi allo sportello lato guida e sparare dal finestrino gia' infranto.
Terzo, ma non ultimo, perche' si sarebbe messo in auto senza assicurarsi di aver veramente neutralizzato le vittime.
Del resto anche la ricostruzione ufficiale di problemi ne ha, e non solo a causa delle dichiarazioni degli infermieri, ma anche per la spiegazione delle chiavi sfilate, degli sportelli chiusi e bloccati, e della retromarcia innestata.
Sullo schienale del sedile di guida, ritrovato reclinato (Fig.8A), e' presente un estesa macchia di sangue, mentre un'altra macchia strisciata si estende lungo il lato dx del medesimo sedile. Altre abbondanti chiazze di sangue sono sul divanetto posteriore , sui montanti (Storia delle Merende infami, pg.393) e sulla incorniciatura esterna del finestrino ( Fig.6. Apparentemente quelle tracce sono sul solo sportello. Sono forse dovute alla mano insanguinata dell'assassino,o dei soccorritori che provano ad aprire lo sportello, oppure piu' probabilmente alla testa del ragazzo). Nel dibattimento del processo Vanni l'avvocato Curandai sostenne invece che sul sedile posteriore non vi fossero evidenti pozze di sangue sul lato sinistro
Le chiavi, estratte dal quadro, erano poi state buttate a distanza sul lato del dosso, in un campo prospicente una stradina sterrata che portava verso Fezzana (La Nazione 23 giugno 1982). Si stabili' anche che era ingranata la retromarcia (Storia delle Merende infami, pg.393, Sentenza del processo Pacciani 1' grado ), ma che le ruote avevano pattinato (Fig.10 e che il freno a mano, inserito per tre quarti, era forse rimasto tirato durante il movimento dell'auto dalla piazzola al dosso. All'interno, sul pianale, vennero ritrovati un preservativo usato ed annodato, la bustina che lo conteneva ed un fazzolettino di carta con tracce di liquido seminale. Non si riusci' pero' a stabilire con certezza se fossero i residui di un rapporto appena consumato o precedente di qualche ora poiche' il reperto fu analizzato solo tre\quattro giorni dopo, in seguito all'ispezione dell'auto effettuata dai medici legali nel piazzale della caserma di Montespertoli.
Sulla piazzola viene inoltre trovata una confezione vuota di un medicinale con azione sedante:
"La bustina vuota del farmaco norzetam, rinvenuta verso le ore 11:00 am del giorno 20\6\1982 nella piazzola ove sono stati assassinati i fidanzati Mainardi e Migliorini, apparteneva al lotto preparato dalla Albert in data 28\7\80 Detto lotto e' stato consegnato al deposito di Roma in data..."
Fig.10
La terra concentrata sul punto di appoggio della ruota indica un evidente pattinamento, cosi' come le striature di terreno verticali raccolte dal battistrada della gomma. Da valutare il senso di rotazione\scivolamento sulla base di dette tracce di polvere, che apparentemente sembra in retromarcia...
La terra concentrata sul punto di appoggio della ruota indica un evidente pattinamento, cosi' come le striature di terreno verticali raccolte dal battistrada della gomma. Da valutare il senso di rotazione\scivolamento sulla base di dette tracce di polvere, che apparentemente sembra in retromarcia...
La ricostruzione ufficiale. I Carabinieri stesero un rapporto sulla dinamica in cui si affermava che i due ragazzi, terminato il rapporto, erano rimasti a parlare e a ricomporsi nell'auto quando l'assassino era sopraggiunto dal lato guida sparando attraverso il finestrino. Il ragazzo, che era gia' sul sedile di guida, mentre lei era ancora sul divanetto posteriore, riusci', nonostante una ferita alla spalla sinistra e alla mandibola, ad accendere l'auto, ingranare la retromarcia, e tentare la fuga. Sfortunatamente era pero' finito nel fossato incagliando l'auto, permettendo cosi' all'assassino di recuperare il bordo della strada e sparare due colpi da quel punto contro i fari. Poi si era avvicinato sparando un colpo al parabrezza che aveva stranamente centrato il Mainardi alla tempia. Si era infine spostato sulla destra infilando l'arma dentro l'auto dal finestrino infranto per colpire di nuovo Paolo alla testa, mentre Antonella era gia' morta a causa del colpo sparato quando ancora erano nella piazzola. Poi aveva sfilato le chiavi dal quadro, ed era fuggito dopo averle gettate lontano.
A questo punto della ricostruzione la vittima maschile giaceva agonizzante sul sedile anteriore, cosi' come era stato riferito dai ragazzi che per primi erano giunti sul posto. Il problema fu che le dichiarazioni dei paramedici intervenuti per estrarre le vittime dall'auto dicevano tutta un altra cosa. Tre infermieri su 4 avevano dichiarato, nell'immediatezza dei fatti, che il ragazzo giaceva sul divanetto posteriore e non su quello di guida. Queste dichiarazioni non furono pero' prese in considerazione, forse per via del sangue sullo schienale di guida, forse perche' si considerarono piu' attendibili quattro ragazzi spaventati che i tre infermieri che avevano estratto materialmente il Mainardi dall'auto, visto che quelle testimonianze si adattavano meglio ad una ricostruzione piu' semplice. Il fatto poi che la chiave fosse stata ritrovata lontano, fu interpretato come un gesto di stizza dell'assasssino che avrebbe perso il controllo dei nervi, benche' avesse poco prima sparato ai fari dell'auto mostrando un sangue freddo decisamente fuori dalla norma.
La ricostruzione dell'avvocato Filasto'. Il brillante avvocato, nonche' difensore di Mario Vanni al cosi' detto processo "compagni di merende", propose allora una ricostruzione diversa sulla base proprio dell'incongruenza delle dichiarazioni teste' riportate. Secondo questa tesi, che bisogna dirlo aveva lo scopo difensivo di inficiare la testimonianza del pentito Lotti, alla guida dell'auto non ci sarebbe stato il Mainardi, ma bensi' l'assassino. Il mostro avrebbe quindi colpito i ragazzi mentre erano sui sedili posteriori, sarebbe poi montato in auto e ripartito a retromarcia, ma una reazione di una delle vittime ancora vive lo avrebbe fatto finire nella cunetta. Non riuscendo a disincagliarsi avrebbe sparato ancora contro i giovani, estratto le chiavi dal quadro, e chiuso gli sportelli a chiave. Visto pero' che i fari non si erano spenti li avrebbe presi a pistolettate, e, accorgendosi solo allora che il Mainardi era ancora vivo, tentato un colpo dal parabrezza per finirlo. Adoro l'avvocato Filasto', ma purtroppo la sua ricostruzione non mi convince. Primo perche' lo schienale ha una chiazza di sangue che male si sposa con la sua ipotesi che il ragazzo sia stato sempre sul divanetto posteriore, sebbene lui la giustifichi con un fiotto prodotto dallo spostamento del corpo durante il soccorso. Secondo perche' non aveva senso tornare fino al ciglio della strada dalla parte opposta per colpire i fari, ne aveva molto senso sparare dal parabrezza quando avrebbe potuto avvicinarsi allo sportello lato guida e sparare dal finestrino gia' infranto.
Terzo, ma non ultimo, perche' si sarebbe messo in auto senza assicurarsi di aver veramente neutralizzato le vittime.
Del resto anche la ricostruzione ufficiale di problemi ne ha, e non solo a causa delle dichiarazioni degli infermieri, ma anche per la spiegazione delle chiavi sfilate, degli sportelli chiusi e bloccati, e della retromarcia innestata.