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martedì 10 febbraio 2009

Scena del crimine omicidio 19 giugno 1982





Fig.1

ore 22:30

Paolo Mainardi, 22 anni, meccanico in un officina di San Pancrazio, e Antonella Migliorini,19 anni, cucitrice presso la ditta Anna di Montespertoli, escono dalla casa di Aliano dopo aver cenato con l'amico di famiglia Leopoldo P. (La Nazione 20 giu. 1982).

ore 23:15

Due amici di Paolo Mainardi, passando per via Virginio Nuova, notano la 127 seat (targata Fi A90112) ancora parcheggiata nello spiazzo (un luogo scelto da qualche mese sai ragazzi per stare in intimita' senza troppo isolarsi). Nel tragitto incontrano altre due auto una delle quali procedeva molto lentamente (fonte La Nazione 22 giugno 1982).





ore 23:30 \ 23:35

Un tal Carlo C, testimonia contestualmente la presenza della 127 sulla piazzolina, con la plafoniera accesa e i vetri semi appannati. Dira' pure di aver notato il ragazzo seduto al posto di guida

Tra le 23:40 e le 23:50

Due giovani su una fiat 128 (alcune fonti indicano invece un motorino), Adriano P. e Stefano C., fanno un primo passaggio davanti all'auto incastrata nel fosso. Pensando che sia abbandonata proseguono per Baccaiano, dove pero' trovano chiuso il bar a cui erano diretti. Tornando indietro, questa volta si fermano e scoprono i corpi dei due ragazzi ( Intervista pubblicata su La Nazione 21 giu. 82).
Nello stesso momento sopraggiunge l'auto (una A112) di due fidanzati che erano parcheggiati a 700 mt di distanza (stando all'escussione dibattimentale del 1997, i testi dicono in realta' di essere stati in movimento e di aver fatto un primo passaggio davanti all'auto per poi tornare indietro raggiunto lo svincolo per Poppiano) e che poco prima avevano percepito colpi e movimenti strani in quel punto. I ragazzi si accorgono che il Mainardi respira ancora, cosi' quelli col 128 si precipitano in paese per chiamare i carabinieri, mentre la coppia corre a chiamare l'ambulanza (La Nazione 21 giugno 1982).

ore 0.30 c.a del 20 giugno

Paolo Mainardi giunge all'ospedale di Empoli oramai in coma profondo. Morira' la mattina intorno alle 8:00 senza aver ripreso conoscenza




Fig.2




Fig.3

Dati espunti dal dibattimento del processo di primo grado a carico di Pietro Pacciani:

L'auto viene trovata dai carabinieri sul ciglio della strada dalla parte destra considerando la direzione di marcia verso il paese di Baccaiano, con le ruote posteriori incastrate nel fossato laterale, il muso rivolto in direzione di Certaldo, e lo sportello destro spalancato. Lo sportello pero' era stato divelto poco prima dai paramedici che lo avevano trovato chiuso con la sicura e che pertanto avevano dovuto forzarlo per estrarre il ragazzo ancora vivo. Anche lo sportello sinistro risulto' bloccato a causa della deformazione della scocca dell'auto e venne conseguentemente forzato allo stesso modo (Storia delle Merende infami, pg.393).


Panoramica ricostruita



Fig.4

Particolare dell'auto  dei bossoli sulla strada
Alle ore 1:00 intervennero i fotosegnalatori della PS che completarono i rilievi alle ore 3:45

Esternamente vengono repertati 8 bossoli calibro 22 L.R. , tutti con la lettera H stampata sul fondello, distribuiti tra l'auto e una piazzola che si trova sul lato opposto della strada alla stessa altezza . Tre sulla strada vicino al fossato (Fig.4), davanti al muso dell'auto dalla parte del lato guida. Uno sul ciglio della strada ma vicinissimo al lato della piazzola.

Bossolo F sul latodellapiazzola


Un altro dentro la piazzola a 10 metri dalla ruota destra dell'auto. Altri tre a circa 11 metri dal medesimo faro dell'auto ma all'interno della piazzola dalla parte sinistra (rispetto all'osservatore frontale).



Infine l'ultimo viene ritrovato nell'abitacolo sul tappetino posteriore destro, indicando che almeno un colpo e' stato portato inserendo la mano all'interno (Il Mostro, pg.32-Storia delle merende infami, pg.393- dibattimento appello processo Mostro-bis).


Fig.5




I fari sono stati infranti con due colpi di pistola mentre l'auto era gia' nel dosso come dimostrano i frammenti di vetro davanti al paraurti. I proiettili non lasciano pero' fori rimbalzando probabilmente sulle parabole interne riflettenti Anche le luci di posizione sarebbero state rotte, ma non sparandoci contro. L'interruttore delle luci era in posizione accesa, cosi' come quello della plafoniera interna. Sul parabrezza (Fig.7 Fig.8 dall'esterno) e' presente un foro d'entrata (?) all'altezza del volto del guidatore, mentre il finestrino sinistro risulta completamente in frantumi ed alcuni frammenti di vetro vengono ritrovati nella piazzola vicino ai tre bossoli ivi repertati (Storia delle Merende infami, pg.393). Cio' indicherebbe che l'auto al momento dell'aggressione fosse parcheggiata nello slargo con la coda rivolta verso la strada e il finestrino di guida all'altezza di un breve viottolo che dalla piazzola portava fino al retrostante campo di erba medica* All'interno non vengono trovati oggetti contundenti, come ad esempio sassi, che potessero indicare la rottura del finestrino pregressa agli spari
(*:Riepilogo introdutivo al dibattimento del processo d'appello Mostro-bis)






La ragazza giace sul divanetto posteriore sul lato destro. E' seduta con la testa reclinata all'indietro e presenta due ferite alla fronte causate da altrettanti colpi di pistola .
1) Uno, all'emifronte destra, penetrante con direzione dall'avanti all'indietro e ritenuto in cavita' .
2)L'altro, transfosso, del tutto perpendicolare alla direzione del primo e con direzione da sn a dx.

Presenta poi una ferita lacero contusa al naso, con frattura delle ossa nasali, che i periti non poterono ricondurre all'azione lesiva di un colpo d'armada fuoco (a meno di non immaginare un proiettile di rimbalzo estremamente deformato ). Non presenta invece ferite d'arma da taglio. Sulla caviglia destra vengono inoltre riscontrati segni ecchimotici recenti riconducibili probabilmente, ma non necessariamente, ai movimenti della giovane durante la prima fase dell'aggressione.

Si accertera' che il Mainardi era invece stato attinto da 4 colpi di cal.22LR(*).
1)Uno alla spalla sinistra posteriormente. Direzione pressoche' orizzontale rispetto all'assse maggiore del corpo e con ritenzione del proiettile dietro la scapola sinistra. Foro d'ingresso a margini regolari e perfettamente ovale (se ne potrebbe arguire che il proiettile abbia attinto il ragazzo senza essersi prima deformato contro un ostacolo quale ad esempio il finestrino chiuso)
2)Uno alla tempia sinistra che aveva centrato il meato uditivo rimbalzando poi contro le strutture solide della base del cranio fino a fermarsi nella mascella dopo aver lussato l'ottavo dente superiore sn.

3)Uno , con esito mortale, penetrato dietro l'orecchio sinistro con attraversamento del cranio in direzione trasversale da sn verso dx e leggermente in avantie, ritenuto nel tavolato osseo di destra
4) L'ultimo all'emimandibola sinistra, transfosso, con punto d'ingesso all'angolo della stessa, direzione dal basso verso l'alto e fuoriuscita in regione zigomatica sinistra a lato del naso
.

Anche lui non presentava alcuna ferita d'arma da taglio, ma venivano rilevati segni ecchimotici alle braccia, al tronco ed all'addome, nonche' ferite da scheggia in regione sottoclaveare e probabilmente anche in regione temporale sinistra. Non vennero rilevati segni di tatuaggio su nessuna delle ferite.

Tra i capelli del ragazzo viene ritrovato il fermo di una maglia dell'orologio della fidanzata, orologio che giace col cinturino rotto sul divanetto posteriore.






Fig.7



Fig.8


Sullo schienale del sedile di guida, ritrovato reclinato (Fig.8A), e' presente un estesa macchia di sangue, mentre un'altra macchia strisciata si estende lungo il lato dx del medesimo sedile. Altre abbondanti chiazze di sangue sono sul divanetto posteriore , sui montanti (Storia delle Merende infami, pg.393) e sulla incorniciatura esterna del finestrino ( Fig.6. Apparentemente quelle tracce sono sul solo sportello. Sono forse dovute alla mano insanguinata dell'assassino,o dei soccorritori che provano ad aprire lo sportello, oppure piu' probabilmente alla testa del ragazzo). Nel dibattimento del processo Vanni l'avvocato Curandai sostenne invece che sul sedile posteriore non vi fossero evidenti pozze di sangue sul lato sinistro



Fig.8A





Le chiavi, estratte dal quadro, erano poi state buttate a distanza sul lato del dosso, in un campo prospicente una stradina sterrata che portava verso Fezzana (La Nazione 23 giugno 1982). Si stabili' anche che era ingranata la retromarcia (Storia delle Merende infami, pg.393, Sentenza del processo Pacciani 1' grado ), ma che le ruote avevano pattinato  (Fig.10 e che il freno a mano, inserito per tre quarti, era forse rimasto tirato durante il movimento dell'auto dalla piazzola al dosso. All'interno, sul pianale, vennero ritrovati un preservativo usato ed annodato, la bustina che lo conteneva ed un fazzolettino di carta con tracce di liquido seminale. Non si riusci' pero' a stabilire con certezza se fossero i residui di un rapporto appena consumato o precedente di qualche ora poiche' il reperto fu analizzato solo tre\quattro giorni dopo, in seguito all'ispezione dell'auto effettuata dai medici legali nel piazzale della caserma di Montespertoli.





Sulla piazzola viene inoltre trovata una confezione vuota di un medicinale con azione sedante:
"La bustina vuota del farmaco norzetam, rinvenuta verso le ore 11:00 am del giorno 20\6\1982 nella piazzola ove sono stati assassinati i fidanzati Mainardi e Migliorini, apparteneva al lotto preparato dalla Albert in data 28\7\80 Detto lotto e' stato consegnato al deposito di Roma in data..."



Fig.10
La terra concentrata sul punto di appoggio della ruota indica un evidente pattinamento, cosi' come le striature di terreno verticali raccolte dal battistrada della gomma. Da valutare il senso di rotazione\scivolamento sulla base di dette tracce di polvere, che apparentemente sembra in retromarcia...


La ricostruzione ufficiale. I Carabinieri stesero un rapporto sulla dinamica in cui si affermava che i due ragazzi, terminato il rapporto, erano rimasti a parlare e a ricomporsi nell'auto quando l'assassino era sopraggiunto dal lato guida sparando attraverso il finestrino. Il ragazzo, che era gia' sul sedile di guida, mentre lei era ancora sul divanetto posteriore, riusci', nonostante una ferita alla spalla sinistra e alla mandibola, ad accendere l'auto, ingranare la retromarcia, e tentare la fuga. Sfortunatamente era pero' finito nel fossato incagliando l'auto, permettendo cosi' all'assassino di recuperare il bordo della strada e sparare due colpi da quel punto contro i fari. Poi si era avvicinato sparando un colpo al parabrezza che aveva stranamente centrato il Mainardi alla tempia. Si era infine spostato sulla destra infilando l'arma dentro l'auto dal finestrino infranto per colpire di nuovo Paolo alla testa, mentre Antonella era gia' morta a causa del colpo sparato quando ancora erano nella piazzola. Poi aveva sfilato le chiavi dal quadro, ed era fuggito dopo averle gettate lontano.

A questo punto della ricostruzione la vittima maschile giaceva agonizzante sul sedile anteriore, cosi' come era stato riferito dai ragazzi che per primi erano giunti sul posto. Il problema fu che le dichiarazioni dei paramedici intervenuti per estrarre le vittime dall'auto dicevano tutta un altra cosa. Tre infermieri su 4 avevano dichiarato, nell'immediatezza dei fatti, che il ragazzo giaceva sul divanetto posteriore e non su quello di guida. Queste dichiarazioni non furono pero' prese in considerazione, forse per via del sangue sullo schienale di guida, forse perche' si considerarono piu' attendibili quattro ragazzi spaventati che i tre infermieri che avevano estratto materialmente il Mainardi dall'auto, visto che quelle testimonianze si adattavano meglio ad una ricostruzione piu' semplice. Il fatto poi che la chiave fosse stata ritrovata lontano, fu interpretato come un gesto di stizza dell'assasssino che avrebbe perso il controllo dei nervi, benche' avesse poco prima sparato ai fari dell'auto mostrando un sangue freddo decisamente fuori dalla norma.

La ricostruzione dell'avvocato Filasto'. Il brillante avvocato, nonche' difensore di Mario Vanni al cosi' detto processo "compagni di merende", propose allora una ricostruzione diversa sulla base proprio dell'incongruenza delle dichiarazioni teste' riportate. Secondo questa tesi, che bisogna dirlo aveva lo scopo difensivo di inficiare la testimonianza del pentito Lotti, alla guida dell'auto non ci sarebbe stato il Mainardi, ma bensi' l'assassino. Il mostro avrebbe quindi colpito i ragazzi mentre erano sui sedili posteriori, sarebbe poi montato in auto e ripartito a retromarcia, ma una reazione di una delle vittime ancora vive lo avrebbe fatto finire nella cunetta. Non riuscendo a disincagliarsi avrebbe sparato ancora contro i giovani, estratto le chiavi dal quadro, e chiuso gli sportelli a chiave. Visto pero' che i fari non si erano spenti li avrebbe presi a pistolettate, e, accorgendosi solo allora che il Mainardi era ancora vivo, tentato un colpo dal parabrezza per finirlo. Adoro l'avvocato Filasto', ma purtroppo la sua ricostruzione non mi convince. Primo perche' lo schienale ha una chiazza di sangue che male si sposa con la sua ipotesi che il ragazzo sia stato sempre sul divanetto posteriore, sebbene lui la giustifichi con un fiotto prodotto dallo spostamento del corpo durante il soccorso. Secondo perche' non aveva senso tornare fino al ciglio della strada dalla parte opposta per colpire i fari, ne aveva molto senso sparare dal parabrezza quando avrebbe potuto avvicinarsi allo sportello lato guida e sparare dal finestrino gia' infranto.
Terzo, ma non ultimo, perche' si sarebbe messo in auto senza assicurarsi di aver veramente neutralizzato le vittime.
Del resto anche la ricostruzione ufficiale di problemi ne ha, e non solo a causa delle dichiarazioni degli infermieri, ma anche per la spiegazione delle chiavi sfilate, degli sportelli chiusi e bloccati, e della retromarcia innestata.




domenica 8 febbraio 2009

Commenti


Le seguenti osservazioni si basano su elementi acquisiti da libri, pubblicazioni di stampa, e informazioni reperibili sul web, pertanto con un grado di attendibilita non omogeneo'. Nonostante questo ho cercato di ridurre al minimo l'uso di materiale non verificato, soprattutto facendo ricorso alle poche immagini a mia disposizione. Ogni contributo, critica, e confutazione su basi oggettive, e' pertanto non solo ben accetto, ma anche esplicitamente richiesto

A causa della moderazione la pubblicazione dei commenti non sara' immediata, cosa di cui mi scuso anticipatamente :-)




giovedì 5 febbraio 2009

Scena del crimine 14 settembre 1974

.



ore 21:15 c.a del 14 settembre 1974

Stefania Pettini (18 anni, segretaria d'azienda appena assunta alla Magif di Firenze) esce dall'abitazione familiare sita in Pesciola (Vicchio) e monta sull'auto 127 blu del fidanzato Pasquale Gentilcore (19 anni, barista nello spaccio interno della Fondiaria SAI di Firenze). Proprio a quest'ora vengono visti a bordo dell'auto mentre attraversano il passaggio a livello che isola Pesciola dalla Sagginalese, poi di loro si perdera' ogni traccia fino al 15 mattina quando ne verranno ritrovati i corpi in un tratturo sulle sponde del Sieve in localita' Rabatta.

ore 23:45

Due giovani appartatisi non lontano dalle fontanine (le fonti giornalistiche dicono passando sulla sagginalese) percepiscono il rumore di alcuni colpi d'arma da fuoco

ore 0:30

Un gruppo di 4 ragazzi nota un auto berlina parcheggiata all'imboccatura di una strada distante appena 50 mt da quella che porta al luogo del delitto. Sull'auto non vi e' nessuno ma la plafoniera e' accesa.

ore 7:30 c.a del 15 settembre 1974

Un contadino, Pietro Landi, che si avviava al lavoro nel proprio campo, scopre i corpi dei due giovani e ripara sotto shock presso un abitante della zona che avvisera' poi i carabinieri



Fig.2




Dati espunti dal dibattimento del processo di primo grado a carico di Pietro Pacciani:


La 127 blu del Gentilcore, targata FI598299, e prestatagli dal padre per l'occasione, e' parcheggiata con lo sportello destro aperto in un tratturo percorso da vigneti e delimitante un campo di grano, a poca distanza da un pilone dell'alta tensione e a 300 metri circa dalla sponda del fiume.

Nell'auto, al posto di guida, giace il corpo del ragazzo. E' inclinato verso sinistra con il volto appoggiato al montante del finestrino andato quasi completamente in frantumi (Fig.5). Indossa ancora gli slip ed i calzini. Il braccio sinistro e' incrociato sotto la gamba sinistra. Sul dorso, fianco destro, presenta una vistosa ferita d' arma da fuoco.

Dovrebbe essere stato raggiunto da 5 o 6 colpi di pistola cal. 22 LR in regione toraco addominale sinistra,
ma l'escussione peritale in dibattimento non e' chiara.
I colpi sarebbero: uno in uscita sotto la scapola destra (nella ricostruzione dibattimentale, all'atto della ricognizione fotografica delle necroscopie, i forami descritti sul dorso sarebbero pero' tre (?!) ), due all'emitorace sinistro verso il fianco con tramite moderatamente dal basso verso l'alto, di cui uno mortale al cuore trapassante anche il polmone dx, e uno al polmone sn. Un colpo ulteriore che ha attinto l'ala iliaca del fianco sinistro, uno all'inguine, ed infine un colpo all'addome che raggiunge poi le vertebre lombari. Tutti i proiettili sarebbero ritenuti senza foro d'uscita (eccetto forse uno entrato nel fianco sinistro e uscito da quello dx).

Associate alle ferite da fuoco, due ferite parallele tra loro d'arma bianca al fegato e una lacero contusa al volto in regione zigomatica sx. Le ferite d'arma bianca furono indicate come inferte post mortem poiche' , nonostante un certo sanguinamento apparente, entravano in cavita peritoneale senza determinare alcuna emorragia ne lungo il tramite ne all'interno dell'organo stesso.

Causa della morte per emotorace da lesione al miocardio causata da colpi d'arma da fuoco.

All'esterno, sul retro dell'auto, sdraiato a terra e con il viso quasi sotto il tubo di scappamento, c'e' il corpo della ragazza (Fig.2). Ha braccia e gambe divaricate e dalla mano destra si diparte sul terreno una macchia striscita di sangue che arriva fino all'altezza dello sportello destro, terminando in una piccola pozza raggrumata. A circa 2,5 metri dal lato destro dell'auto si trovano gli slip bleu della ragazza, strappati ed insanguinati. Sul corpo verranno refertate ben 96 ferite da punta e taglio. Sei profonde e mortali all'emitorace sinistro, di cui una sufficientemente violenta da spezzare lo sterno , altre di varia intensita' con interessamento degli organi interni, mentre la maggior parte, piu' superficiali, sono state inferte post mortem soprattutto intorno ai seni ed al basso ventre.

Dette incisioni sono distribuite quasi su tutto il corpo, ma risultano piu' concentrate attorno ai seni, alla zona inguinale e sulla faccia interna delle cosce con leggera prevalenza su quella di sn. Sotto l'ombelico le ferite assumono una disposizione geometricamente ordinata con una serie di 7 lesioni disposte all'incirca sullo stesso asse longitudinale a concavita' verso l'alto. Sotto a queste si trova un'altra serie di 6 lesioni che marginano la parte superiore del pube, sempre disposte su uno stesso asse lungitudinale ma con concavita' verso il basso.

La distribuzione di tali ferite sara' tanto strana da indurre gli investigatori a tentare di unirne i punti su un grafico in modo da evidenziare un eventuale disegno lasciato dal killer (ovviamente senza risultato alcuno). Altre ferite vitali da punta e taglio sono presenti in regione cervicale e mascellare (un fendente da sn a dx ha prodotto uno squarcio dalla mandibola fino al labbro inferiore, altre tre lesioni hanno invece interessato la regione latero cervicale destra). Vi sarebbe anche un abrasione sul mento riconducibile secondo un difensore di parte civile ad un unghiatura, da cui si dedusse che forse l'assassino ne aveva coperto la bocca per soffocarne le grida. Va notato che apparentemente non ci sarebbero segni evidenti di ipostasi sul cadavere

Vengono rilevate inoltre 3 ferite d'arma da fuoco non mortali: una al fianco dx   due al ginocchio destro  ( Per La Nazione del 17 settembre 1974 i colpi di cal22 all'addome sono uno passante uno ritenuto, ed uno frammentato).
Nel dibattimento dell'udienza del 26 Aprile 1994, il prof Maurri parlera' invece di tre ferite al braccio destro, giustificando quelle al fianco come l'esito dei proiettili che avrebbero trapassato il braccio fermandosi dopo un breve tramite superficiale (il dato pero'non risulta nella prizia comparativa, dove si descrivono solo le ferite al fianco e alle ginocchia).

L'assassino prima di andarsene ha poi inserito nel pube della vittima un tralcio di vite strappandolo dalla vicina pianta .(un comportamento agito senza eccessiva forze e senza riptizione)

Nell'abitacolo, sul pianale a lato della pedaliera, si trovano le scarpe di entrambi, vari fazzolettini, alcune scatoline, il libretto di circolazione (Storia delle merende infami, N.Filasto') e il retrovisore divelto dal parabrezza. Nel mangianastri ancora acceso, ritrovato sul pianale dell'auto, c'e' una cassetta arrivata da tempo a fine corsa- Lo schienale lato guida e' alzato mentre l'altro e' completamente reclinato, e sul divanetto posteriore si trovano la maglietta del ragazzo e due cuscini.Vengono inoltre rilevati due fori sul sedile anteriore sx. ed una lacerazione da taglio della stoffa del sedile dell'auto;
A circa 3,5 metri dal lato destro (passeggero) dell'auto, ai piedi della vite, e' stato riposto il resto del vestiario costituito da tre paia di pantaloni e dalla camicetta della ragazza (Fig.3 l'oggetto bianco sarebbe il pacco della lavandedria che conteneva uno dei pantaloni della vittima maschile). Gli indumenti sono ripiegati e puliti, e nelle tasche dei pantaloni del ragazzo c'e' il portafogli con 33800 lire (non ' chiaro in realta' se dtto portafogli sia stato ritrovato invece nll'auto). Sul lato sinistro dell'auto viene invece ritrovato il giubbino del Gentilcore. (dibattimento udienza 26 Aprile 1994). Mancano invece il reggiseno e la borsetta che verranno ritrovati solo successivamente. La borsetta su segnalazione di un anonimo la sera stessa alle 18:30, e il reggiseno (pare di colore rosso) durante un sopralluogo successivo sollecitato dalla madre della Pettini (almeno stando all'escussione della stessa nel dibattimento del 1994 poiche' sembra che nei verbali di sequesestro non compaia alcun reggiseno). La borsa (Fig.4) e' in un campo di grano a lato della via di rabatta a circa 300 mt dal luogo del delitto e a 5 mt dal ciglio della strada in direzione di Sagginale. La borsa ancora contiene il maglione e l'agenda che risultavano infatti mancanti, ma conterrebbe anche altri effetti personali. Questi oggetti risulteranno privi di macchie di sangue. Secondo le testimonianze degli ufficiali di PG fatte nel1994, i familiari all'epoca avrebbero riferirto che nessuno degli effetti della ragazza, almeno quelli da loro conosciuti, risultava mancante. La mamma di Stefania, sempre nel 1994, ribadira' invece di non essere mai stata all'epoca sentita  sul punto e che buona parte di questi oggetti, quali orologio, monili e portafogli, non le sarebbero mai stati ristituiti, dal che si puo' oggi ipotizzare che almeno detti effetti potrebbero essere stati asportati dall'omicida o da qualcuno sopraggiunto successivamente (effettivamente nella listadi rinvenimento reperti del 1974 non comparirebbero ne i monili ne l'orologio, anche se in base alle foto del cadavere sembrerebbe ancora esserci un qualche tipo di bracciale al polso sn dlla vittima).



Secondo la perizia balistica dell'allora colonnello Zuntini, fatta sulla base delle risultanze autoptiche, i due ragazzi sarebbero stati fatti oggetto dei colpi d'arma da fuoco dall'assassino posto sul lato destro della macchina (passeggero) a sportello aperto, mentre le vittime erano lei supina e lui prono sopra la compagna. In virtu' della grande quantita' di sangue rinvenuto sul sedile destro, sangue appartenuto alla ragazza, il perito dedusse che la stessa sarebbe stata uccisa dentro l'auto e trascinata all'esterno solo in un secondo momento, ipotizzando addiritttura che le numerosissime ferite postmortali fossero stae inflitte 10 minuti dopo quelle mortali. Secondo questa ricostruzione il finestrino sarebbe stato infranto da un colpo a vuoto portato da dx verso sn, quindi dall'interno della macchina verso l'esterno come dovrebbero dimostrare i frammenti di vetro ritrovati sul terreno accanto allo sportello.




Fig.3

Borsa ritrovata nel campodigranturco situato a 250metri c.a.dal luogo deldelitto



Fig.4

L'incredibile circostanza (ma non per l'epoca) che vede l'intervento in veste di medico legale del locale dottore di campagna, portera' a scambiare in un primo momento le ferite d' arma da fuoco per colpi di cacciavite, con la conseguenza che non verranno repertati i bosssoli e la loro distribuzione sul terreno. Solo dopo l'autopsia, il 16 Settembre sera, i carabinieri effettueranno il rinvenimento di 5 bossoli collocati sull'erba a breve distanza l'uno dall'altro. All'appello ne mancherebbero almeno 3 poiche' verranno rinvenuti in sede autoptica 6 proiettili a palla ramata piu i frammenti forse di altri due..
(per La Nazione, articolo del 24 settembre, i colpi esplosi sono 10). Sta di fatto che non sara' possibile fare una ricostruzione puntuale della successione della sequenza di sparo, ne quindi sapere con certezza assoluta se effettivamente l'assassino abbia esploso i colpi da entrambi i lati dell'auto o dal solo lato dx.

Una possibile dinamica: In base alle dichiarazioni di alcuni testi, e alle risultanze dell'autopsia eseguita dai medici legali Maurri e Marello, i ragazzi sarebbero stati assaliti ed uccisi intorno alle 23:45, cioe' piu' di due ore dopo l'ultimo avvistamento a Pesciola. Si poteva quindi supporre che fossero rimasti per tutto quel tempo nel tratturo senza fare nulla, se non scambiarsi qualche effusione e chiacchierare come potrebbero fare due fidanzati che hanno poche occasioni per restare insieme da soli. Ma si poteva anche supporre che con loro nel tratturo, protetto dal buio di una notte senza luna, per tutto quel tempo ci fosse stato anche l'assassino. Chi ha ucciso ha quindi aspettato di essere sicuro che i ragazzi stessero cominciando ad avere un rapporto o la tempistica e' stata incidentale? Data la premessa della lunga permanenza sul luogo la prima ipotesi sembrerebbe quella piu' probabile, e ben si accorderebbe con l'eventualita' che a ripiegare i vestiti sotto la pianta fossero stati proprio i ragazzi (pare infatti arduo immaginare l'assassino che ripieghi amorevolmente i pantaloni delle sue vittime dopo il massacreo, senza oltretutto lasciarvi sopra tracce di sangue).
Quindi il killer avrebbe avuto un chiaro segnale delle intenzioni dei ragazzi vedendoli uscire (probabilmente il solo Pasquale) e spogliarsi fuori dall'auto, e avrebbe agito di conseguenza apparentemente con uno slancio e una foga che non ritroveremo piu' nelle azioni della serie degli anni '80. Questa personale considerazione scaturisce soprattutto dall'evidente imprecisione con cui viene eseguito l'attacco con l'arma da fuoco, in netto contrasto non solo con i fatti degli anni successivi, ma anche con quelli del 1968, quando il killer aveva freddamente centrato le sue vittime senza sprecare un colpo. In questo caso invece un solo proiettile sui 5 sparati contro l'uomo e' andato perfettamente a segno risultando immediatramente mortale, mentre la donna verra' solo ferita in punti non vitali e uccisa successivamente con il coltello. (il sangue sugli slip, Fig.8, mostra chiaramente lo spostamento del ragazzo, che dopo essere stramazzato sulla destra viene spinto verso lo sportello sinistro probabilmente per estrarre la giovane).






Questa foga apparente potrebbe invero essere stata causata anche da una ipotetica reazione del ragazzo che, magari avendo notato l'ombra di qualcuno, abbia cercato di mettere in moto l'auto per fuggire costringendo di conseguenza l'omicida ad accelerare i tempi dell'azione, e ad essere pertanto impreciso nella mira. E pero' di questo ipotetico tentativo di fuga non c'e' traccia nei riscontri, mentre c'e' forse qualche indizio sulla possibilita' che a tentare una fuga a piedi sia stata la ragazza. Un avvocato di parte civile, durante il processo Pacciani, ipotizzo' da alcune contusioni, e un taglio profondo al labbro della vittima femminile, che non solo la ragazza avesse abbozzato una fuga, ma che ci fosse stata una colluttazione con il maniaco- Ipotizzo' addirittura un morso a cui il killer avrebbe risposto con il colpo al viso. Certo e' che la Pettini fu aggredita con il coltello ancora viva e cosciente, e che per alcuni istanti, per la prima ed unica volta, il mostro aveva avuto un contatto fisico con la vittima ancora viva. Foga, imprecisione, contatto fisico con la donna, sembrano tutti elementi legati ad un certo coinvolgimento emotivo dell'assassino con l'oggetto della sua furia, e che non ritroveremo piu' nell'esecuzione quasi meccanica di tutti gli altri omicidi. Anche le particolari "attenzioni"prolungate sul cadavere della ragazza, in parte un vero e proprio overkilling, sono un fatto eccezionale, che nell'esecuzione mostrano quasi il tentativo di distruggere tutto cio' che di sessualmente attraente cade di volta in volta sotto gli occhi del maniaco.








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