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venerdì 30 gennaio 2009

Scena del crimine omicidio 6 Giugno 1981





ore 22:00

Carmela de Nuccio, 21 anni, assunata dal Mese di marzo alla pelletteria AGI di Scandicci, e Giovanni Foggi, 30 anni, magazziniere dell'ENEL, escono dalla casa della ragazza con la scusa di un gelato. Da questo momento se ne perdono le tracce fino al ritrovamento dei cadaveri il giorno dopo

ore 9:30 c.a del 7 giugno

Un ispettore fuori servizio del commissariato di Scandicci , che sta facendo una passeggiata con il figlio, scorge una ritmo color rame parcheggiata in mezzo agli alberi. All'interno c'e' un ragazzo che sembra addormentato... e' il corpo senza vita di Giovanni Foggi.
Sunto della dichiarazione del Sifone al dibattimento del 26 Aprile 1994:
Alle ore 9, con il figlio di 4 anni, usci' di casa per andare da Scandicci a Roveta con l'intento di prelevare dell'acqua da una fonte di zona. Tornando indietro su via dell'Arrigo, arrivato a meta' strada, il bambino gli chiese di fermarsi per prendere dei fiori. Imboccarono la stradina a piedi e dopo pochi metri vide una macchina rosso scuro. Fatti altri passi, noto' che sulla parte sinistra dell'auto c'era una borsa gettata in terra vicino allo sportello. Vide entrambi gli sportelli chiusi. Pensando che fosse un auto rubata, fermo' il bambino e si avvicino' notando appoggiato sul sedile un giovane con la barba che mostrava ferite alla gola.
Torno' indietro con il bambino, monto' in auto, e giunse sulla piazza di Vingone dove lascio' il piccolo ad un amico dopo aver chiamato una volante. Con il collega si reco' nuovamente sul luogo del delitto dove, questa volta, scorse anche il cadavere dellla ragazza nella scarpata. L'unico inquinamento fu quello di recuperare i documenti per l'identificazione. Il documento della ragazza fu rinvenuto dalla borsa aperta in terra. Venne pero' anche recuperato il documento dell'uomo evidentemente da dentro l'auto(!) Il teste dira' di aver notato tracce di trascinamento sia sull'erba che sulla strada...


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Dati espunti dal dibattimento del processo di primo grado a carico di Pietro Pacciani:

A circa 12 metri dall'auto, oltre la stradina sterrata in un campo di ulivi, c'e' il corpo della ragazza che mostra la testa in direzione della fattoria. Questa e' sdraiata supina a ridosso del terrapieno sul quale corre la strada (freccia nera Fig.2).






Fig.2

Il giovane indossa una camicia, un paio di jeans sfilati dall gamba sinistra e al collo una collanina con crocefisso. E' stato colpito da tre colpi di pistola e tre da arma da taglio.

1) Colpo d'arma da fuoco in regione 'occipitale sinistra con ritenzione del proiettile nel tavolato osseo (probabilmente il primo colpo che infrange il vetro). Esito non mortale
2) Secondo colpo d'arma da fuoco in regione parietale sinistra, con passaggio in cavita' e devastazione dell'encefalo Esito mortale
3)Terzo colpo sparato a breve distanza (presenza di affumicatura) che lo ha raggiunto al tronco tra la regione mammellare sx e la clavicola, e che ha leso l'aorta fermandosi nel polmone Esito mortale

Per tutti i colpi la direzione e' da sinistra a destra, quello al torace con inclinazione leggermente dal basso verso l'alto

Presentava inoltre due ferite da taglio parallele tra loro a sinistra del collo, con morfologia ad asola da 3 cm, inferte in limine vitae. Un altra ferita veniva individuata sulla zona mammellare sx, a 6 cm dal capezzolo. Ferita da taglio penetrante, obliqua dall'alto al basso con tramite a raggiungere la milza, inferta post mortem.

La ragazza e' completamente vestita ad eccezione delle scarpe. E' stata raggiunta da quattro colpi d'arma da fuoco a proiettile unico.
1)Uno al collo con ritenzione del proiettile nella colonna e lesione midollare. Esito non mortale
2)Uno dietro la scapola sinistra, mortale, con interessamento del cuore e del polmone, sparato a breve distanza come si evince dall'alone di affunicatura sulla camicia.
3)Uno di striscio al mento, probabilmente
quello che aveva gia' trapassato il braccio destro.
4) Uno all'avambraccio dx, trapassante, con tramite quasi parallelo all'asse lungo dell'arto
5) Altro trapassante all'avambraccio sn con traiettoria in uscita ad impattare contro il reggiseno, causativo di una ferita contusa all'altezza della mammella sinistra

L''assassino le ha i reciso i jeans dal cavallo fino alla vita sulla parte sinistra, con sorprendente abilita' tanto da non graffiare neppure la cute sottostante il tessuto. Ha poi eseguito l'asportazione del pube con parziale interessamento dei genitali esterni ( parte del grande labbro di sinistra). L'escissione e' stata conseguita post mortem con un incisione circolare che inizia ad ore 10 e continua in senso orario fino a tornare al punto di partenza. Altre piccole ferite escoriative al collo forse causate dalla fauna cadaverica . Dal rapporto del professor Maurri:"...Non si puo' invece pensare che egli abbia tenuto in mano la lampada mentre praticava l'escissione perche' un operazione del genere cosi' abilmente compiuta non puo' essere realizzata con la sola mano che impugna il mezzo lesivo ma abbisogna quantomeno di entrambe le mani del responsabile. Riassumendo quanto concerne i fattori ambientali, illuminazione scarsissima, necessita' dell'ausilio di una fonte d'illuminazione supplementare, scarsita' di spazio e di tempo per agire, pericolo del sopraggiungere di persone o di macchine, posizione instabile e scomoda, si imponeva per ovvie ragioni la massima rapidita' e il minimo rumore di movimenti...Sii badi bene il taglio famoso dell'indumento e' avvenuto con precisione tale da non provocare la benche' minima lesione della cute al di fuori della zona escissa, il che significa precisione, destrezza e sicurezza nel far si che il filo della lama interessasse in questa fase gli indumenti e solo essi. Cio' non puo' che significare un uso rapido efficiente e preciso del tagliente adoperato e quindi una manualita' sicura e sperimentata. Colpiscono soprattutto, come si e' gia detto, l'assoluta nettezza dei margini per quasi tutta la circonferenza della lesione e l'uniformita' del piano muscolo adiposo messo allo scoperto dall'asportazione dell'ampio frammento di cute e di muscolo...e' evidente che deve essersi trattato di persona estremamente abile e precisa nell'uso di quel tagliente proprio per la perizia e la precisione con cui l'escissione e' stata attuata, per l'ovvia necessita' di agire in fretta... Cio' che l'azione indica e' lintervento di una persona di abilita' assolutamente eccezzionale per quanto riguarda l'usodel tagliente.
I periti in base all'esame dei reperti cadaverici e dall'accurata analisi delle fotografie ritengono di dover espressamente insistere sul partivcolare forse di decisiva importanza dell'eccezionale abilita' con cui fu agito per mettere a nudo la regione pubica del cadavere della ragazza"
Tra le labbra stringe una delle due catenina che portava al collo





Il sopralluogo di polizia scientifica ebbe inizio alle 10:30 c.a del mattino
L'automobile si trova sull'erba all'altezza del punto di congiunzione di due sterrate perpendicolari, a c.a 4,50 mt dal cipresso e 6,30mt dal ciglio della sterrata principale. Ha gli sportelli chiusi, quelli posteriori bloccati con la sicura e il finestrino anteriore sinistro completamente in frantumi, con la maggior parte dei frammenti all'interno dell'auto (Fig.3b). Il sedile passeggero e' reclinato, e accanto allo sportello sinistro c'e' la borsetta di paglia della De Nuccio aperta e con il contenuto sparso in terra: La carta d'identita' ,le chiavi, oggetti per il trucco, e due biglietti dell'ataf

Sul tappetinoanteriore destro vengono rinvenute les carpe di entrambi i ragazzi.
Sul sedile di destra viene individuato un foro all'altezza del bordo superiore della spalliera in corrispondeza di una vistosa macchia ematica frammista a capelli
Un altro foro viene rinvenuto sempre sulla spalliera a 10 cm dalla linea di piegatura, con egresso sulla parte posteriore avente un dislivello verso il basso di 2 cm ed indicante un tramite ideale verso il fascione tra i due sportelli che infatti mostra un danno da impatto.
All'altezza della maniglia d'apertura interna dello sportello anteriore dx e' presente una macchia di sangue con colature, cosi'pure all'altezza del meccanismo di apertura finestrino dello sportello posteriore dx (Fig.5)dove i rivoli ematici attraversano la guarnizione e formano una gora di sangue sul terreno sottostante.Altro sangue e' colato sulla parte superiore del sedile sinistro fino a raggiungere il tappetino posteriore

Nel portaoggetti viene inoltre ritrovato un mazzo di chiavi, alcune monete, una cartuccia di fucile cal.12 carica; sul tappetino anteriore destro una bustina vuota di profilattici.







Fig.4


A lato dello sportello posteriore lato guida vengono repertati 4 bossoli cal 22.LR Winchester con la lettera H stampata sul fondello. Altri tre bossoli vengono repertati all'interno dell'auto:
"Bossoli e proiettili sul sedile posteriore a cm.30 dal bordo di destra ed a cm-15 da quello posteriore: 1 bossolo cal.22 tipo Winchester con fondello percosso; sul tappetino posteriore destro altro bossolo identico al precedente.Rimosso il suddetto tappetino si rinviene un altro bossolo identico al precdente ed 1 proiettile deformato cal.22. Da un foro esistente sul bordo superiore della spalliera anteriore destra si estrae un altro proiettile cal.22.

Sul terreno a sinistra dell'auto, a cm.90 dal centro della ruota posteriore 1 bossolo cal.22 tipo Winchester con fondello percosso; a cm.75 altro bossolo e a cm.85 altri 2 bossoli identici al primo.
"




Fig.5

La ricostruzione ufficiale stabilisce che il corpo della ragazza sia stato portato lontano dall'assassino sebbene non vengano rilevate tracce di trascinamento ne sul terreno, ne sui talloni, ne sulla camicetta e capelli, facendo propendere quindi per un sollevamento e trasporto a braccia. Qui poi avrebbe eseguito il suo macabro rituale (i giornali dell'epoca paventavano la possibilita' di una fuga, ma evidentemente quest'ipotesi non trovo' riscontro).

L'autopsia, condotta dal prof. Mauro Maurri, colloca l'ora della morte oltre le 24:00 del giorno 6, nella notte cioe' tra sabato 6 e domenica.7

La posizione dei corpi: La postura del corpo del ragazzo, e il colpo al parietale sinistro, suggeriscono la piena riuscita di un attacco a sorpresa. Il killer non aspetta che le vittime siano distratte l'uno dall'altra, ma colpisce nel momento in cui l'uomo, ovverosia il pericolo maggiore, e' intento a sfilarsi i pantaloni, quindi in una condizione d'impaccio oggettiva. Sembra quasi che, nonostante la visibilita' a dir poco scarsa, sia riuscito a valutare il momento piu' propizio per colpire.
Se questa tempistica non e' frutto di una coincidenza, allora l'assassino deve essersi avvicinato senza fare rumore fin quasi sotto il finestrino dell'auto per riuscire a vedere cosa vi accadeva all'interno. Cio' appare ancora piu' sconcertante considerando le rilevazioni antropometriche che verranno fatte negli anni successivi, e che indicherebbero per l'assassino un altezza considerevole, forse superiore ai 180\185 cm.
Il corpo della ragazza e' stato trasportato in un punto che appare totalmente inadatto, ovverosia quasi allo scoperto nel caso fosse passata un auto sulla strada. Se pero' consideriamo il dislivello e le condizioni di buio intenso, allora quel luogo appare una scelta si' ardita, ma tatticamente corretta. Infatti difficilmente i fari di un auto avrebbero illuminato quel punto neppure quando l'auto gli fosse passata praticamente accanto. Inoltre il tratto in discesa deve aver reso il trasporto piuttosto agevole, e preferibile a quello in salita verso l'interno dell'uliveto. Secondo il mio modesto parere quindi il killer deve aver compiuto nella zona delle verifiche di notte e con un auto, in modo da previsualizzare gli effetti dei fari sui possibili nascondigli da utilizzare, oltre che sopralluoghi diurni per definire le possibili vie di fuga e i luoghi dove eventualmente lasciare il proprio mezzo.
Un elemento invece potrebbe corroborare l'ipotesi sostenuta dall'avvocato Filasto' nel suo libro Storie delle merende infami. Osservando il modo con cui sono calzati i pantaloni del ragazzo verrebbe da pensare che in realta' gli spari lo abbiano colpito mentre si stava infilando i pantaloni piuttosto che il contrario. La gamba destra infatti risulta qasi completamente vestita, quasi fino a meta' del gluteo, e questo in genere accade mentre ci si infila i pantaloni (ognuno potra' fare una prova verificando oggettivamente la cosa). Se cosi' fosse, considerando che non c'e' traccia di un rapporto gia' consumato, si potrebbe desumere che i giovani, interrotti da qualcuno, si stessero in realta' rivestendo per lasciare il luogo. Secondo Filasto' questo qualcuno dovrebbe avere "l'autorita'" per indurre i ragazzi ad allontanarsi, ovvero quaqlcuno che indossa una divisa, o si presenta con il fare rassicurante dell'uomo d'ordine per poi colpire quando le vittime meno se lo aspettano. Non mi sento di sottoscrivere l'ìpotesi ma in effetti anche in altri casi sembra esserci qualche traccia analoga. A Calenzano il corpo della ragazza viene ritrovato con il maglione infilato in un solo braccio, a Vicchio la povera Rontini ha impigliati nel pugno parte dei vestiti, a Sagginale viene ritrovato il libretto di circolazione sul pianale dell'auto, come se il Gentilcore lo stesse tenendo in mano quandol'assassino inizio' a sparare. E ancora a Giugno dell'81 sul cruscotto della ritmo verrebbe ritrovato il portafogli del Foggi, come se lo avesse appoggiato dopo averlo estratto per esibire un documento. (da notare che il giovane venne identificato immediatamente dai primi due poliziotti giunti sul posto. Questo potrebbe essere quindi il motivo percui il portafogli sarebbe stat rinvenuto sul cruscotto)


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giovedì 29 gennaio 2009

Mappa dei delitti


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Attualmente la mappa descrive i luoghi in cui si sono verificate gli eventi principali legati alla commissione dei delitti.


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mercoledì 28 gennaio 2009

Avvistamenti



Persone

ottobre 1981
Verso la mezzanotte del 23 ottobre 1981, due giovani, Rossella P. e Giampaolo T., che con la loro auto stavano per imboccare il ponte che da via del molino si immette su via dei prati, incrociarono un alfa GT rossa che procedeva ad alta velocita', tanto alta che per passare sul ponte quasi li travolse. All'interno vi era un uomo dall'espressione stravolta di cui fornirono sufficienti particolari perche' l'agente della scientifica Giovanni Simpatia ne potesse ricavare un identikit

Un ragazzo residente in zona, rimasto anonimo nelle cronache ma che sarebbe stato identificato dai carabinieri, avrebbe affermato di aver notato nei giorni precedenti l'omicidio un auto sospetta fare avanti e indietro su via dei Prati all'altezza dalla stradina sterrata. Alla guida dell'auto, forse un alfa sud chiara, avrebbe visto un uomo sulla cinquantina con i capelli brizzolati.
Altri due ragazzi, appartatisi verso l'imbocco della via dei Prati verso le 22:40 di quella stessa sera, descrissero un uomo con simili caratteristiche: occhi grandi, carnagione scura, capelli radi, a spazzola, sale e pepe, alto 180 cm, che si aggirava a piedi in mezzo ai campi. Ne notarono anche l'andamento goffo e l'apparente eta' tra i 40 e 50 anni...



luglio 1984

19 giorni dopo l'omicidio venne avvistato sul luogo del delitto un tipo vestito in jeans, stivali marroni e capelli ispidi e lunghi. Dissero che se ne fosse andato col trenino della Faentina e che forse fosse arrivato con quello stesso mezzo due giorni prima

Alla redazione de La Nazione, e al numero del servizio Bingo dello stesso giornale, arrivarono due telefonate anonime, fatte da persone diverse, che riferirono di aver notato un uomo somigliante all'identikit ma con i capelli piu' lunghi aggirarsi sul luogo del delitto il giorno dell'omicidio e il giorno prima ancora.

Il gestore di una tavola calda di San Piero a Sieve, Bardo Bardazzi, affermo' di aver visto Pia Rontini e Claudio Stefanacci nel suo locale intorno alle 16:45 della domenica. Subito dopo che questi si erano seduti ad un tavolo noto' entrare un uomo sospetto
Verbale 1\8\1984:"A distanza di forse un minuto arrivo' nel bar un individuo solo, mai visto prima. Ho notato questa persona in primo luogo perche' era molto ben vestita, tanto che pensavo , anche per il suo comportamento, che potesse essere uno della guardia di finanza(All'epoca i controlli erano frequenti per l'istituzione recente del registratore di cassa N.d.R). Occhi marroni, naso normale, fronte ampia e stempiata, capelli molto corti biondi sul rossiccio, nessun segno particolare...aveva un anello vistoso forse con uno stemma, o su quel tipo, grosso, mi pare quadrato. Le sue mani erano grandi e grosse, proporzionate alla corporatura...L'espressione di questo individuo era pero' diversa in quanto questi era di faccia burbero come "incazzato"Dalla sua posizione, attraverso la porta aperta, guardava i ragazzi, dico meglio, addirittura li scrutava con intensita', amarezza, rabbia e continuita'. Ricordo perfettamente che aveva la mano destra davanti alla bocca, come se volesse coprire il movimento che faceva con la bocca...Almeno a mio giudizio non poteva essere assolutamente un tic"



Costui, dopo aver ordinato una birra, si ando' a sedere in un tavolino all'aperto e comincio' a fissare insistentemente i due giovani. Quando questi se ne andarono l'uomo pago' il conto e gli ando' dietro. Il barista, insospettitosi, cerco' di vedere l'auto con cui costui era arrivato, ma nell'antistante piazzale non vide nessuno, segno, secondo il Bardazzi, che il sospetto doveva aver parcheggiato lontano per non farsi notare. Da rilevare inoltre che un uomo descritto in modo analogo avrebbe importunato il sabato precedente le colleghe di lavoro di Pia Rontini. Piu' precisamente in un caso l'importunatore se la serebbe presa con una giovane avventrice del BAR, a cui dopo un approccio non gradito avrebbe detto."ce l'hai sempre li la tenda?...allora ti veno a trovare"

settembre 1985

Un testimone, G. Pardoli, asseri' di aver notato diversi giorni prima del delitto un uomo con una moto bmw bianca aggirarsi nei pressi della piazzola in piu' occasioni. "Era un uomo alto circa un metro e 75 di robusta costituzione, capelli corti scuri e stempiato, viso tondo, carnagione scura. Vestiva una camicia bianca aperta sul davanti, mi pare avesse una catenina al collo, peli sul petto, indossava pantaloni scuri, credo jeans e scarpe sportive"



Due gruppi diversi di persone asserirono di aver visto il giorno 6 Settembre un uomo molto alto, brizzolato e con baffetti ben curati, aggirarasi nella zona boschiva retrostante la piazzola. Uno in particolare defini' il comportamento dell'uomo sospetto. Questo infatti, dopo aver capito di essere stato visto, si fiondo' nuovamente nella vegetazione e scomparve.

L'avvocato Giuseppe Zanetti* affermo' di aver notato piu' volte nei giorni precedenti il delitto, parcheggiata su via degli scopeti, una auto chiara tipo Ford fiesta. In un paio di occasioni vide anche un uomo descritto come segue:
Altezza sull' 1,75. Corporatura robusta. Viso largo con guance scavate. Capelli sale e pepe. Pelle olivastra. Circa 50 anni

(*) La testimonianza di Zanetti verra' recuperata dalla difesa di Pacciani nel 1994

Un autotrasportatore di Firenze, Italo Buianni, alle 21 del Venerdi' 6 settembre, avrebbe visto uscire da una stradina sita a 350 metri dall'imbocco della piazzola del delitto un auto tipo Ford Fiesta che quasi gli taglio' la strada nella manovra. Alla guida disse di aver visto una persona... "non di grossa statura ma di grossa presenza, molto robusto, molti capelli poco grigi, non molto bianchi, pettinati all'indietro, distinto, nel senso di molto ben tenuto, il naso molto accentuato, carnagione scura, nel complesso un uomo in carne, un uomo con una certa mole che, a suo giudizio, poteva aver 40/45 anni"*
*Da notare che nel 1994 delle sue dichiarazioni dell'epoca non venne ritrovato alcun verbale , mentre risulta agli atti l'identikit certamente fatto nel settembre 85


Il direttore del cimitero militare americano dei Falciani, Joseph Bevilacqua*, asseri' di aver visto la mattina dell'8 Settembre un individuo con una divisa simile a quelle in dotazione alla forestale, o all'ANAS, che si aggirava attorno ad uno stradello che da Sant' Andrea in Percussina portava proprio alla piazzola dove erano accampati i francesi. Il tizio, accortosi di essere osservato, si precipito' nella boscaglia e scomparve. Il teste lo descrisse alto 180cm, naso adunco, stempiato e sui 50 anni

(*)Bevilacqua nel 1994 identifichera' l'uomo come Pietro Pacciani. La sua testimonianza a riguardo pero' avra' due gravi incongruenze. Oltre ad essere recuperata solo nel 1994, l'iniziale descrizione non risulta compatibile con quella del contadino. La seconda invece e' determinata dalla data che diede in merito al giorno della scoperta dell'omicidio che avrebbe costituito il riferimento temporale del fatto e che riferi' posticipata)

Automobili

settembre 1974

Quattro giovani, D. A., W. C., A. B., A.P. che passarono verso la mezzanotte e mezza\l'una del 15 settembre davanti all'imboccatura di una strada bianca a 50 metri da quella dove c'era il tratturo luogo del delitto, affermarono di aver visto ivi parcheggiata una berlina grigia. L'auto era ferma senza nessuno a bordo ma con la plafoniera accesa. Non seppero descrivere il modello con certezza, probabilmente una giulia, ma sarebbe potuta essere anche una bmw o una simca

In un articolo de La Nazione a firma Berti si parla della ricerca da parte della mobile di una" 127 bianca il cui conducente, un giovane sardo, avrebbe potuto sapere molte cose sul delitto"(Testuale. E' probabile pero' che l'articolista stia parlando dell'uomo che di li a breve verra' sospettato ufficialmente, e che pur non essendo sardo disponeva proprio di una 127)

ottobre 1981

I 4 ragazzi che fornirono le descrizioni per eseguire il famoso identikit confermarono che l'auto fosse una alfa GT rossa, ma con il cofano piu' scuro, forse nero

Un anonimo residente parlo' di un'auto, forse un alfasud chiara, che, nei gioirni precedeni il delitto, aveva percorso piu' volte in modo sospetto la stradina delle bartoline

giugno 1982

Su via di Virginio Nuova tra le 23:30 del 19 e la mezzanotte del 20 risulto' che vi fosse stato un notevole traffico di auto e persone entro 500 mt dalla piazzola del delitto:
126 rosso fegato con portapacchi in movimento con il solo conducente a bordo
ritmo chiara, o simile, in movimento tra le 23:30 e le 24 verso Fornacette
simca ranch (vista mentre veniva superata dalla ritmo)
127 ferma alle 23:30 davanti al vicino oleificio, subito dopo il bivio per poppiano, con plafoniera accesa e nessuno a bordo
alfa giulia grigia ferma alle 21:00 in una piazzola sulla strada dell'omicidio all'altezza del bivio con la Volterrana, in prossimita' di una sterrata da cui si poteva' raggiungere il greto del Virginio (NB particolare della targa di vecchio tipo che rimanda all'auto vista nel 1974)
127 bianca ferma verso le 24:00 nei pressi del campo sportivo
124 verde diretta verso Montespertoli alle 23:45


Oltre alle auto vengono indicate due persone impegnate a fare footing sia alle 19:00 sia alle 22:00 (si sostiene fossero sempre le stesse persone, sebbene sia singolare la distanza tra i due orari)


sttembre 1983

Alle 9:30 di sabato 10 settembre, un metronotte noto' una 126 bianca parcheggiata accanto al camper dei due ragazzi tedeschi.

I coniugi Nenci, originari di Caprese Michelangelo ma residenti in zona, asserirono di aver notato gia' la mattina del venerdi 9 settembre una 128 rossa targata Firenze parcheggiata vicino al camper dei tedeschi. La signora parlo' anche di un auto chiara di media cilindrata.

luglio 1984

Tra le 22:30 e le 23 vennero notate diverse auto in prossimita' del luogo del delitto. Un'auto scura, forse una R5, e poco dopo una Citroen di colore scuro, forse il modello Pallas.
Ferma in uno spiazzo all'altezza del bivio per la fattoria La Rena fu notata una 127 bianca che gia' era stata vista ferma in quel luogo nei giorni precedenti.

Durante tutta la settimana precedente vi sono vari avvistamenti in prossimita' dello svincolo per la fattoria La Rena di una Renault rosso bordeaux di vecchio tipo ferma con una sola persona a bordo

Alle 23:45 Andrea Caini e Tiziana Martelli*, che si erano fermati ad una fontanella lungo la strada che porta da Dicomano a Fiesole, dissero di aver visto due auto, di cui una forse rossa tipo lancia Delta, transitare su quella strada ad alta velocita' e con i soli fari di posizione accesi.

(*) I due testi si sarebbero presentati gia' ai Carabinieri alcuni giorni dopo l'omicidio, senza pero' che delle loro dichiarazioni venisse fatto all'epoca alcun verbale. Formalmente quindi anche la loro e' una testimonianza postuma.

I primi di Agosto i giornali parlano di una Alfa Romeo probabilmente dicolore rosso vista transitare presso Ponte a Vicchio poco dopo le 23. L'auto sarebbe dello stesso tipo e colore di quella vista a Calenzano nell'Ottobre dell'81, e pertanto particolarmente interessante sebbene orario e luogo non appaiano poi cosi' stringenti. Successivamente i giornali riferiranno che quell'auto si sarebbe accertato fosse di un "pescatore" e che non potesse essere messa in relazione al delitto

settembre 1985

Qualche giorno prima del delitto, sulla piazzola degli scopeti, viene notato un uomo con una moto bmw bianca e con modanature di diversi colori, forse verdi e gialle.
Nel libro Il Mostro (M.Giuttari) il nome del testimone e' Giuseppe Pordoli, che oltre ad aver visto la moto per piu' giorni, sempre vero le 17, avrebbe notato anche una tenda e altre due auto bianche gia' dal 2 Settembre:"Per circa una settimana, ovvero dal 2 corrente fino a giovedì 5, ho notato, sul luogo dove sono stati uccisi i due giovani, una tenda, le cui dimensioni mi sfuggono, e due autovetture di colore bianco, una più chiara e l'altra più scura".
Secondo l'avvocato Vieri Adriani il teste G.P. (lo stesso prima citato?)avrebbe specificato di avere visto il sabato mattina:"... a circa metri quindici, verso la stradina che immette sulla Via degli Scopeti un’autovettura ferma , tipo Fiat 126 , di colore bianco con una persona alla guida che io non sono in grado di descrivere" Un auto simile compare anche il sabato mattina 10 Settembre 1983 accanto al furgone dei due ragazzi uccisi a Giogoli...
(NB:Tutto farebbe pensare pero' che l'auto vista dal Pordoli sia quella di un altro testimone che  , mentre era fermo con la sua auto proprio sulla stradina sopracitata, avrebbe visto una persona sospetta con un motorino aggirarsi sul luogo, una persona che dalla descrizione sembrerebbe proprio il Pordoli. I due testi si sarebbero qundi indicati l'un l'altro come in atteggiaento sospetto)

Elissabetta Carmignani testimoniera' il 10 Settembre di essere stata gia' la domenica pomeriggio alla piazzola degli scopeti, e che mentre risaliva con il suo fidanzato la stradina sterrata aveva incrociato un auto, simile ad una fiat regata (indicata durante l'escussione del 97 come di color ROSSO molto sbiadito) , procedere in direzione opposta con un uomo solo a bordo

L'avvocato Zanetti, durante le sue abitudinali sortite in bicicletta su via degli scopeti, vide una ford fiesta con modanatura rossa, forse il modello Firefly, con accanto un uomo diverso da Pacciani. L'auto la vide per 8, 9 giorni di seguito. Solo le ultime volte pero' vide la persona scendere dall'auto per sistemarsi i pantaloni e sgranchirsi le gambe.

(*) La testimonianza di Zanetti verra' recuperata dalla difesa di Pacciani nel 1994



Il trasportatore Italo Buianni, alle 21 di Vnerdi' 6 Settembre, avrebbe incrociato su via degli Scopeti un auto tipo Ford che recava un qualche tipo di fregio sulla fiancata e che usciva a gran velocita' da una stradina distante 350 mt dall'imbocco per la piazzola dove erano accampati i francesi

Un fotografo americano, James Taylor, asseri' di aver visto la sera di domenica 8, verso la mezzanotte, una fiat 131 argentata parcheggiata su via degli scopeti nei pressi della piazzola.

Il 10 settembre Fabrizio Mazzocchi testimonio' di aver visto nella notte tra l'8 e il 9 una mercedes 240 chiara parheggiata nella piazzola. Non vi era nessno a bordo, ma la plafoniera era accesa e lo sportello di guida socchiuso

Sempre il 10 settembre, un tecnico del settore editoriale, Sharon Stepman, di origine americane, riferi' di aver visto verso le 23:00 dell'8 settembre un auto chiara di media cilindrata con la parte anteriore squadrata uscire dalla stradina che conduce alla piazzola del delitto. Disse che non appena l'occupante si accorse di essere stato notato spense i fari e comicio' a risalire la stradina in retromarcia.


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martedì 27 gennaio 2009

Strane storie




Questo disegno apparve su La Nazione del 5 Agosto 1984. Si tratterebbe dell'identikit realizzato sulla base delle indicazioni dei medium intervenuti sul caso in quello stesso anno, e testimonia il grado di suggestione e irrazionalita' che colpi' non solo la popolazione ma persino i media.


Le telefonate

23 ottobre 1981

Intorno alle 10:30 giunge una misteriosa telefonata a casa della zia di Susanna Cambi di cui nessuno poi, nonostante anche gli appelli pubblici, dichiarera' di esserne stato l'autore  La ragazza si e' trasferita li da poche settimane assieme alla sorella ed alla madre in attesa che si liberi un appartamento di loro proprieta', quindi pochissime persone sanno che i Cambi sono contattabili a quell'utenza. A rispondere e' la zia. Dall'altra parte della cornetta un uomo chiede insistentemente, ma con voce gentile  che pero' tradisce una certa inquietudine, di parlare con la mamma di Susanna:(conversazione ricostruita con virolettato non letterale)


"Parlo con la signora Cambi?"
"No, la signora al momento non puo' rispondere, ma dica pure a me, sono la sorella"
"No, voglio parlare con la signora Cambi  per avere dei chiarimenti..."
"Guardi, io sono la sorella...ma lei vuol sapere qualche cosa della ragazza?"

A questo punto la conversazione si interruppe a causa di un guasto telefonico


N.B Appena qualche mese prima la centrale SIP di piazza san jacopino, che gestiva con ogni probabilita' anche la linea telefonica dell'abitazione Cambi, venne pesantemente danneggiata da un incendio.
Sta di fatto che, secondo quanto dichiarato dalla stessa zia di Susanna, i tecnici della Sip giunsero nell'abitazione un ora dopo, sollecitati d'urgenza dall' utenza della vicina,  riferendo poi alla stessa  che si trattava solo del distacco di un filo dell'apparecchio e che durante la riparazione avrebbero verificato il tentativo di una seconda chiamata di cui non poterono ovviamente indicare l'origine  (Negli articoli de La Nazione del 27 Ottobre, e de La Citta' del 29 Ottobre, si sosteneva invece un guasto alla centralina dell'intero stabile )

22 Giugno 1982

Allegranti e' l'autista dell'ambulanza che soccorse Paolo Mainardi trasportandolo al vicino ospedale di Empoli dove poi venne preso in cura dalla dottoresa Moni. Il procuratore Della Monica aveva chiesto ai giornalisti di pubblicare all'indomani dell'omicidio articoli in cui si prospettasse la possibilita che il ragazzo avesse raccontato qualcosa prima di spirare.
Dopo un paio di giorni, l'Allegranti riferi' di aver ricevuto una telefonata da qualcuno che, inizialmente qualificatosi come magistrato, gli aveva intimato di raccontare cio' che il ragazzo avesse detto in limine vitae. Al rifiuto dell'infermiere il tizio riaggancio' per poi ritelefonare quasi subito. Questa volta pero' si qualifico' come l'assassino e comincio' a minacciare l'Allegranti affinche' comunque tenesse la bocca chiusa.

mese di Luglio 1984

Sempre Allegranti, oramai in vacanza a Rimini, riferi' di aver ricevuto presso la pensione dove era alloggiato una seconda telefonata sempre dallo stesso uomo. Questa volta costui si qualifico' subito come il Mostro e comincio' a minacciarlo pesantemente affinche' tenesse la bocca chiusa.
Allegranti raccontera' in seguito di aver ricevuto altre telefonate dalla stessa persona fino addirittura al 1985

giugno 1981

La cronaca degli anni successivi riporto' che a Dino Spalletti, fratello dell'autista di ambulanze accusato nel'81 di essere proprio lui il mostro, era pervenuta 4 giorni dopo l'arresto del fratello una strana telefonata da parte del testimone (F.F.) che aveva confermato la presenza della Taunus vicino al luogo del delitto. L'uomo gli averebbe detto:"Devi sapere che mi stanno minacciando, e che se non sto zitto mi fanno fare la fine di tuo fratello" (La Nazione 26\10\81).
Sempre F.F., il compagno di giratine di Spalletti, parlo' di uno strano episodio occorsogli poco tempo prima dell'omicidio. Egli riferi' che durante una delle sue "passeggiate" in campagna era stato fermato da un individuo in divisa, divisa che pero' il F. non seppe riconoscere, e che questo, pistola in pugno, lo aveva costretto a salire a bordo di un auto dove per circa mezz'ora era stato oggetto di una predica veemente contro il voyeourismo. Finita la predica F.F. era stato rilasciato senza alcuna conseguenza, se non quella di un brutto spavento.


estate 1984

Dopo che la polizia istitui' un numero apposito per le denunce anonime , e incito' pubblicamente la popolazione a collaborare, stranamente una segnalazione arrivo' per la prima volta al numero del servizio Bingo della Nazione. L'anonimo riferi' di aver visto una persona sospetta durante uno dei suoi infrattamenti vicino al luogo dell'omicidio, e che cio' si era verificato proprio lo stesso giorno. del fatto. Disse di voler tenere l'anonimato a causa della relazione extrconiugale, promettendo pero' che si sarebbe fatto risentire a quel numero per dare i dettagli.
Pochi giorni dopo, questa volta alla redazione del giornale, arrivo' una telefonata da una seconda persona che, denominandosi "il Pistoiese" , riferi' di aver visto un uomo somigliante all'identikit ma con i capelli piu' lunghi in quella determinata zona poco tempo prima dell'omicidio. Passarono alcuni giorni e l'aonimo del bingo ritelefono' facendo una descrizione del tutto simile a quella fatta dal Pistoiese.



I pedinamenti


1968

Giuseppe Barranca, cognato di Antonio Lo Bianco, la vittima del 1968, durante il processo a Stefano Mele riferi' di una conversazione avuta con la Locci qualche tempo prima dell'omicidio in cui la donna gli aveva confidato la sua preoccupazione per un tizio che ultimamente la seguiva con il motorino

1974

Quando gli inquirenti cominciarono a sondare la vita privata della Pettini si imbatterono nella testimonianza di un amica della giovane che il giorno prima dell'omicidio ne aveva raccolto una confidenza inquietante. Stefania le aveva raccontato, mentre stavano chiaccherando chiuse nella sua camera, di un incontro che l'aveva turbata particolarmente. Purtroppo pero' in quel momento entro' la madre e il discorso si interuppe probabilmente perche' la ragazza non voleva impensierirla o si sentiva imbarazzata nel raccontare di fronte a lei cosa fosse davvero successo (N.B. Di questo episodio citato in alcuni libri in realta' non si trova traccia nei processi, almeno non in quello del 1994. mentre in alcuni atti viene menzionata una confidenza fatta ad alcune amiche in merito a un perdinamento da parte di uno sconosciuto, avvenuto nei pressi della stazione di Firenze)


1981 ottobre

Dopo l'episodio della telefonata, la signora Cambi si ricordo' di un fatto occorsole pochi giorni prima quando, mentre era in macchina con la figlia, era stata testimone di un probabile pedinamento. La signora lo dedusse in realta' da un esclamazione di Susanna che accelerando disse: "Rieccolo quello scocciatore!"

1984

Qualche giorno prima che si verificasse il delitto, Pia Rontini, finito il turno al bar dove lavorava fino a tarda sera, era stata eccezionalmente riaccompagnata a casa da un amico . Mauro Poggiali, l'amico, riferi' negli anni 90 che durante il tragitto si era accorto di qualcuno che forse li stava seguendo. Il ragazzo, a dieci anni di distanza, davanti alla foto della macchina del Lotti, dira' che l'auto in questione aveva la coda tronca ma che a suo giudizio dovesse essere piu' corta di quella che gli veniva esibita in foto.

Nel 1996 la madre di Pia Rontini riferi' di una confidenza raccolta da un amica danese della figlia poco tempo prima dell'omicidio. Ad Ingrid, l'amica danese, Pia avrebbe raccontato che ultimamente al bar c'era qualcuno che la importunava e la seguiva. La donna aveva pensato che si trattasse di qualche ubriaco di paese, ma nel dubbio gli aveva consigliato di abbndonare il lavoro.


Eventi correlati

I quadri

La suggestione delle arti figurative comincio' a invadere la scena del mostro di Firenze probabilmente dopo l'omicidio di Pia Rontini, e questo per la presenza tra i parenti della ragazza di un noto pittore mugellano del giro di Modigliani.
Prima ancora pero', uno strano episodio che aveva a che fare con la pittura fu registrato poco tempo dopo la morte di Susanna Cambi. Alla sorella Cinzia pervenne un'indicazione in tal senso da uno degli amici che avevano deciso di impegnarsi per aiutare le indagini sul delitto. Il giovane recupero' una testimonianza in cui si affermava che tempo prima, in una galleria d'arte di Firenze, qualcuno aveva sfregiato alcuni dipinti ritraenti nudi femminili. Tre di questi sfregi riguardavano la zona pubica delle figure di nudo che risultavano essere state asportate con un intarsio triangolare (La Nazione 29 Ottobre 1981). Successivamente questo episodio verra' identificato con quello verificatosi alla galleria degli Ufizi adidrittura nel 1965, quando uno sconosciuto sfiguro' proprio in quel modo tre importanti dipinti, tra cui un Lorenzetti e un Lotto.


La cartuccia di ponte a niccheri

Verso le 7 del 10 settembre 1985, nel parcheggio per disabili dell'ospedale di Santa Maria Annunziata, un palazzone di cemento sito vicino al casello Firenze sud dell'autosole, un autista di ambulanze che aveva appena finito il turno di notte trovo' una cartuccia cal 22LR Winchester con la lettera H stampigliata sul fondello. La pallottola pero' verra' consegnata alle autorita' solo il 14 settembre poiche' in un primo momento l'autista aveva temuto di essere coinvolto nella faccenda. Dopo quasi due settimane di sorveglianza discreta, gli inquirenti, il 28 settembre, decidono una perquisizione dell'ospedale. Negli armadietti del personale, oltre ad un numero ragguardevole di riviste pornografiche, viene ritrovata una lista dei sospetti che ricalcava quella redatta dagli investigatori, e mai pubblicata prima (La Nazione 1 Ottobre 1985). Successivamente si dira' che si trattasse di un manoscritto in cui un romanziere in erba raccontava una strana storia ispirata ai delitti del Mostro, e comunque gli accertamenti successivi non portarono ad alcun legame concreto con le indagini. Cosi' anche la pista di Ponte a Niccheri ben presto si dissolse come tutte le altre.
Intervista all'autista dell'ambulanza apparsa su La Nazione del 3 Ottobre 1985 :

-Dove ha trovato il proiettile?
-Sotto le rampe davanti al garage
-Quando?
-Martedi' mattina alle 6.50, dopo il turno di notte
-dove lo ha trovato esattamente?
-sul marciapiede, ad un metro e mezzo dal muro
-All'altezza di un auto parcheggiata?
-Si, appunto
-A che ora e' entrato in servizio?
-Alle 20:00
-...e il proiettile non c'era il Lunedi'?
-No, me ne sarei accorto
-A chi ha dato il proiettile?
-Ad un carabiniere
-E' vero che il carabiniere ha aspettato 4 giorni prima di informare del ritrovamento?
-No, sono stato io a tenere il proiettile per 4 giorni nell'armadietto
-E non si e' accorto dell' H sul fondello del bossolo?
-No

Va inoltre ricordato che poco dopo, ai Carabinieri della stazione di Ognisanti, si presento' un collega dell'autista di ambulanze sostenendo che questo tenesse in tasca quella pallottola gia' tre mesi prima dell'ipotetico (a questo punto) ritrovamento del 10 Settembre. I due uomini vennero anche messi a confronto ma le reciproche posizioni non mutarono, lasciando un ulteriore dubbio sulle modalita' di rinvenimento di quel reperto.

l'identikit del 1985

Il 22 settembre 1985 il quotidiano La Nazione pubblica un inedito identikit del mostro. Gli inquirenti si affretteranno a smentirne la genuinita', ma al giornale sostengono il contrario. cit repubblica 22\9\85:

...l procuratore della Repubblica Cantagalli ha stilato un comunicato: "L' identikit pubblicato dal quotidiano "La Nazione" risulta pervenuto a quello e ad altri giornali in allegato ad una lettera anonima, ed è stato consegnato anche a questa Procura da un giornalista. quindi destituita di ogni fondamento la notizia che l' identikit medesimo sia stato elaborato nell' ambito delle indagini svolte da magistratura e polizia giudiziaria sul duplice omicidio degli Scopeti". I magistrati hanno poi aggiunto che quell' identikit "non corrisponde alle persone viste nel bosco di San Casciano nei giorni precedenti al delitto e descritte da alcuni testimoni". Non solo. venuta fuori la storia di una lettera che alla Nazione però giurano di non aver mai visto. L' 11 settembre al quotidiano "La Città" e alla redazione fiorentina di "Paese Sera" arrivò la missiva di un anonimo "pittore e disegnatore" che spiegava di essersi casualmente trovato domenica 8 settembre, poche ore prima del delitto, "sullo spiazzo dello Scopeto" e di aver visto un uomo. Forniva una accurata descrizione di questa persona, allegava uno schizzo e diceva di aver inviato il tutto anche a "La Nazione". Non fu pubblicata una riga. Per i magistrati era opera di un mitomane, di qualcuno che voleva fare uno scherzo a un amico. Ieri sul quotidiano fiorentino è apparso l' identikit, somigliantissimo a quello preparato dall' anonimo (diffuso dall' agenzia "AP" con la didascalia "Un identikit del mostro secondo alcuni testimoni") così come la descrizione non si discosta da quella della lettera (avambraccio robusti, spalle spioventi, indossava un giubbotto da cacciatore). "Non si tratta di un infortunio, io non ho ricevuto nessuna lettera anonima - assicura Umberto Cecchi, inviato della "La Nazione" e autore dell' articolo - l' identikit è autentico, girava nelle caserme dei carabinieri, era sulle loro auto. Indagano su questo tipo"...

Le buste con proiettile dell'85

Tra il 1 e il 5 Ottobre 1985, una settimana dopo che i giornali avevano reso noto l'invio del lembo di seno alla volta del Pm Della Monica, in procura giunsero tre nuove buste anonime, prive affrancatura, ma con l'indirizzo dattilografato. All'interno di ognuna di queste, che riportavano ciascuna come destinatario il nome dei Pm Vigna, Canessa e Fleury, fu rinvenuta una cartuccia calibro 22 Winchester con l'H stampata sul fondello. La cartuccia, avvolta nell'estremita' tagliata da un guanto in lattice, era spillata alla fotocopia di un articolo del 29 Settembre dove apparivano le foto dei tre magistrati, e che sul retro riportava la frase scritta a macchina "vi basta uno a testa?".

Lettera inviata al PM Canessa: timbro rettangolare della Procura in arrivo con data cancellata a mano 30 settembre 1985, secondo timbro con data 1 ottobre 1985. Nessuna affrancatura e nessun timbro postale al recto;
Lettera inviata al PM Fleury: timbro della Procura in arrivo con data 1 ottobre 1985. Nessuna affrancatura e nessun timbro postale al recto;  
Lettera inviata al PM Vigna:timbro postale circolare al recto "Firenze Ferrovia - Ordinarie" con data 5 ottobre 1985 ore 12, nessuna affrancatura, segno di tassazione postale "T" sulla sinistra. 
 



I tre reperti vennero analizzati ma non si riusci' a stabilire con assoluta certezza che quei proiettili inesplosi appartenessero davvero all'arsenale del maniaco, sebbene la stampigliatura mostrasse caratteristiche di piena compatibilita' con quella dei bossoli ritrovati sui luoghi del delitto. Dalle buste, che risulteranno di simile ma non identica origine merceologica rispetto a quella inviata alla dottoressa Della Monica, verra' rilevata saliva appartenente ad un individuo con gruppo sanguigno di tipo A, ma non sara' possibile poi estrarne il DNA quando nel 2003 il reperto sara' affidato al perito della procura di Perugia in merito alle indagini sui mandanti. Le buste verranno smarrite durante il passaggio di custodia tra la procura di Perugia e quella di Firenze ,avvenuto successivamente all'apertura del processo del cosi' detto Mostro ter. , per poi riapparire qualche tempo dopo con la giustificazione di un mero disguido organizzativo...

La foto della Mauriot

In un articolo del 26 novembre 1986, la Repubblica riporta uno strano ritrovamento di una foto del cadavere di Nadine Mauriot: -Una fotografia del cadavere è stata ritrovata vicino ad una edicola di piazza Giorgini, alla periferia del capoluogo toscano. L' ha consegnata agli inquirenti Renzo Rontini, padre di Pia, ammazzata dal maniaco il 29 luglio del 1984, al quale a sua volta l'aveva affidata un amico.-




Fatti di sangue

Dall'inizio della serie di omicidi attribuiti al cosi' detto Mostro di Firenze, ogni fatto di sangue che colpi' la toscana da quel momento non pote' non essere comparato con quelli. Alcuni effettivamente mostrarono degli elementi che in qualche modo li rendevano "correlabili" al caso del serial killer (o serial killers) delle colline fiorentine, altri invece mostravano semplicemente qualche analogia suggestiva:



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Lucca 21 Gennaio 1984

In una stradina di un quartiere periferico di Lucca, sant'Alassio, situato sulle sponde del fiume Serchio, intorno alle 23:30 due giovani ventenni si erano appartati per un incontro intimo.
Paolo Riggio e Graziella Benedetti furono colpiti da diversi colpi di pistola cal.22 nella loro fiat 131 poco prima di riuscire ad avere un rapporto. Per quel delitto non fu mai trovato il colpevole, e sebbene i riscontri balistici non diedero esito positivo, una delle ipotesi che venne fatta fu'che la mano fosse la stessa del maniaco fiorentino che aveva da poco colpito a Giogoli. L'investigatore Claudio Arpaia pero' escluse sin da subito tale possibilita' , puntando invece su un guardone lucchese di mezza eta' . A distanza di vent'anni lo stesso Arpaia, oramai dirigente della questura, confidera' quell'ipotesi ad un intervistatore del Tirreno, pur ammettendo che pero' quella pista non porto' mai a nulla di concreto.

La serie delle donne di Firenze

Tra l'82 e l'84 a Firenze vennero ritrovati i cadaveri di quattro donne solite ricevere nei loro appartamenti. Tutte in la' con gli anni, erano state o strangolate o accoltellate mentre erano in procinto di avere un rapporto intimo. In un caso, quello di Giuliana Monciatti, ad un primo sguardo le coltellate sembrarono al professor Maurri simili a quelle del Mostro di Firenze. Qualcuno ipotizzo' che durante i periodi invernali il maniaco esprimesse le sue frustrazioni a danno delle prostitute, per poi tornare d'estate ai suoi bersagli piu' ambiti. Altri supposero invece che a Firenze in quel tempo agissero due diversi maniaci.
Giuliana Monciatti fu trovata cadavere nella sua abitazione di via del Moro l'11 Febbraio 1982, nuda e attinta da numerose coltellate al seno, all'inguine ed al collo. L'assassino aveva asportato la borsa della donna, forse, ipotizzarono gli inquirenti, per simulare una rapina.
Il 13 Ottobre 1984 tocco' invece a Luisa Meoni, trovata nel suo appartamento in via della Chiesa legata con un pullover e soffocata con un batuffolo di cotone. Questa volta non risulto' che mancasse nulla dalla casa, ne che la donna fosse stata fatta oggetto di attenzioni di tipo sessuale, ma venne rinventa una fattura per una riparazione idraulica emessa dalla ditta pronto riparazioni intestata a Salvatore Vinci. Il 14 Dicembre del 1983 l'assassino se l'era presa con Clelia Cuscito, trovata cadavere nella sua casa di via degli Orsini. Questa volta pero' non si era limitato ad uccidere, ma aveva infierito sadicamente con il coltello sulla donna ancora viva. Poi aveva strappato il filo del telefono e con quello l'aveva strangolata, quindi se ne era andato senza portare via alcunche'. L'ultimo caso dell'ipotetica serie e' datato 27 Luglio 1984, appena due giorni prima dell'omicidio di Pia Rontini e Claudio Stefanacci. Sempre nella sua casa, in via di Benedetta ,fu rinvenuto il corpo senza vita di Giuseppina Bassi, 55 anni, nota da tempo ai carabinieri. L'assassino l'aveva strangolata e se n'era andato anche in questo caso senza portare via nulla.

La donna di Cornocchio

Il 23 Luglio 1984, in un prato di Cornocchio, una localita' nei pressi di Calenzano vicina alla statale per il Mugello, furono rinvenuti i resti carbonizzati di una donna probabilmente sui 40\50 anni, alta 155 cm, e che forse aveva avuto un rapporto sessuale prima di venire uccisa. Accanto ai resti, ad una ventina di metri, fu trovata una golf verde con bande laterali nere, priva di targhe, ma che si riusci' a far risalire ad un giovane fotografo Austriaco di 25 anni, il quale ne aveva denunciato il furto avvenuto il 7 Luglio in una localita' sul Garda.

Il maniaco del punteruolo



Il pellettiere strangolato

Un noto intagliatore di pelli di San Frediano fu trovato cadavere a settembre dell'81 nel suo appartamento di via Romana a Firenze. L'uomo, dopo la perizia necroscopica del professor Maurri, risulto' che fosse stato soffocato probabilmente con il cuscino. Alcuni sospettarono un collegamento con gli altri delitti del mostro visto che l'ambiente dei conciatori era gia' finito sotto i riflettori fin dall'omicidio di Carmela de Nuccio e Giovanni Foggi, ma dalle indagini , affidate al commissario Federico dal questore Grassi, non emergera' alcuna correlazione tra i vari episodi.


Cascine e Maiano

Dopo il delitto Foggi De Nuccio gli investigatori puntarono i loro riflettori sul mondo della sessualita' per cosi' dire alternativa. Quella fatta di Voyeourismo e sesso mercenario. Due luoghi dove i fautori di tali interessi si esprimevano con piu' freqenza erano sicuramente i parchi delle Cascine e i boschi delle Cave di Maiano. In questi luoghi tra l'80 e l'84 si verificarono alcuni omicidi irrisolti. Nel 1983, il 10 Ottobre, proprio in un bosco delle Cave di Maiano, noto per essere frequentato da coppiette, fu ritrovato il cadavere di B.B, un cercatore di Funghi che spesso frequentava quel luogo. Era stato colpito alla testa forse con il calcio di una pistola e poi, una volta svenuto, attinto con 16 coltellate, una furia apparentemente immotivata anche perche' risulto' che non gli fosse stato rubato nulla.
A Gennaio del 1980, questa volta alle cascine, fu ritrovato il corpo di un pensionato di 63 anni risultato poi un abitue' del posto, assassinato a colpi di oggetto contundente mentre di notte si aggirava per i parchi.
Nel 1985, pochi giorni prima dell'omicidio di scopeti, era invece toccato ad un bancario di Firenze di finere assassinato con una coltellata alla schiena mentre si trovava di notte sempre nei parchi delle Cascine, in prossimita' di via degli Olmi e poco distante dalla discoteca i Tigli.

Francesco Vinci


Nel 1960 emigra da Villacidro, luogo in cui e' nato nel 1943, insieme ai fratelli Giovanni e Salvatore, per arrivare in Toscana dove trova lavoro come operaio edile a Ginestra, in provincia di Firenze. All'eta' di 21 anni si sposa con Vitalia Melis da cui avra' tre figli.
Nel 1967 diventa l'amante di Barbara Locci e per un periodo si trasferisce a casa della donna. Con Stefano Mele, marito della Locci, ha un rapporto di prevaricazione e disprezzo, in linea con il suo carattere sanguigno.
Proprio a causa di questa convivenza la moglie lo denuncia per concubinato e Francesco finisce anche in galera per qualche tempo. Una volta uscito riprende pero' a frequentare la Locci come se niente fosse accaduto. Con lei spesso si reca al bar noto come il "bar dei sardi di Prato," gia dal 66 frequentato da personaggi del calibro di Mario Sale e Giovanni Farina. Il giovane Vinci e' attratto da quell'ambiente e nel tempo comincera' una carriera parallela fatta soprattutto di furti di bestiame Un suo coinvolgimento con l'anonima sequestri pero' non verra' mai provato.
Nel 1970, al processo Mele, ammette indirettamente di aver pedinato la Locci dopo che questa lo aveva lasciato, ma nega fermamente qualsiasi coinvolgimento nell'omicidio della donna sin dal 24 agosto del 68, quando Stefano Mele lo aveva indicato come complice e possessore della beretta cal 22 . Finito in carcere per un furto nel 1973, esce da Sollicciano appena qalche giorno prima del secondo delitto dell mostro di Firenze. Nell'estate del '82 viene denunciato nuovamente dalla moglie Vitalia per maltrattamenti familiari, ed e' proprio con questa scusa che gli inquirenti spiccano un mandato di cattura pur gia' sospettandolo di essere il serial killer delle colline fiorentine. Il 15 agosto viene arrestato da latitante nell'abitazione di Giovanni Calamosca, al quale pare avesse chiesto di procurargli un passaporto falso per fuggire all'estero. Il giudice Tricomi in breve gli contesta l'omicidio del 68, ma nella realta' quell'accusa implica conseguentemente anche la responsabilita' in tutti gli altri omicidi in quanto collegati dalla stessa pistola. Oltre alla reiterazione delle accuse fatte da Stefano Mele, oramai libero dopo aver scontato l'intera pena, a carico di Francesco Vinci ci sono anche alcuni indizi . Il ritrovamento della sua auto infrascata su una strada vicino a Grosseto alla fine di Luglio 82 e la sua presenza a Borgo san Lorenzo poco prima dell'omicidio del 14 settembre 74, presenza registrata dai Carabinieri che erano dovuti intervenire per sedare una lite tra l'uomo e i familiari di una sua ex amante.
Il 6 novembre '82 viene formalmente indagato per tutti gli omicidi e sulla stampa si comincia a prospettare la possibilita' che finalmente si sia giunti alla soluzione del caso. In carcere l'uomo mostra apprensione con i familiari e gli operatori, ma davaniti ai magistrati non perde mai la calma, arrivando talvolta alla teatralita' come quando di fronte al procuratre Vigna, che gli stava contestando alcuni fatti, improvviso' una metafora sulla consistenza degli indizi strizzando un foglio di carta e dicendo: "Vede dottore, questo era un foglio di carta, ma adesso e' un altra cosa. Cosi' sono gli indizi". Quando i suoi avvocati chiedono una perizia psichiatrica per dimostrarne l'incompatibilita' con la psicologia del mostro, il Vinci , durante una seduta con il il consulnte psichiatrico, si sarebbe lasciato andare dicendo di essere a conoscenza dell'origine dei delitti, e che presto l'avrebbe rivelata poiche' era un segreto troppo pericoloso da custodire (In realta' questo episodio dovrebbe essere riconducibile a quello delle strane risposte date dal Vinci in occasione dell'esame di Rorschach, durante il quale parlo' di incappucciati dediti a delitti.). Quel proposito pero' rimarrebbe una confidenza vincolata dal segreto professionale perche' le cose precipiteranno il 10 settembre dell'83, quando a Giogoli la beretta calibro 22 torna a sparare uccidendo due ragazzi tedeschi. I giornalisti in quell'occasione si presentano dalla signora Vitalia quando la donna ancora non sa nulla, e appresa la notizia rimane stordita e confusa
Riavutasi inizia a difendere il marito e dice che e' lui a farle forza, che non ha mai perso la speranza, e che deve andarlo a trovare il 12 settembre quando faranno 19 anni di matrimonio, la stessa eta' della figlia Vania. L'intervista continua col racconto della mattina dopo l'omicidio della Locci.
Dice Vitalia Melis
"Era giovedi', il 22 agosto del 1968. Francesco aveva lavorato tutto il giorno e era tornato a casa stanco. Il giorno dopo doveva cominciare n lavoro nella casa di una famiglia in vista e voleva presentarsi pulito. Si lavo' e per tagliarsi la barba lunga di giorni mi mando' a comprare le lemette in un negozietto vicino. Poi ceno' ed andammo a letto presto. La mattina doveva venire a prenderlo un compagno di lavoro, alle 6 suono' il campanello ma erano i carabinieri."

Il pezzo viene pubblicato prefigurando un imminente scarcerazione del Vinci che pero' non arriva. Il giudice Rotella, subentrato alcollega Tricomi, mantiene l'accusa per l'omicidio del 68, e probabilmente comincia a sospettare che quell'omicidio anomalo (furono infatti uccisi due maschi) sia stato commesso da un complice del Vinci per scagionarlo. Del resto si tratterebbe di un complice a cui sarebbe stata affidata l'arma, dunque qualcuno che sa bene chi stia aiutando, in pratica un secondo mostro.
Francesco Vinci non viene comunque scarcerato neppure qualche mese dopo, il 16 gennaio dell'84, quando finiscono indagati per i medesimi fatti Giovanni Mele e Pietro Mucciarini , (rimarra' in carcere fino alla fine di ottobre 84 sebbene per via della pena da scontare per un altro reato totalmente scollegato da questi fatti). Per la procura questa nuova ipotesi e' poco verosimile e l'ostinazione del magistrato a perorarla produce una frattura tra i due uffici , con l'effetto che da questo momento le strade investifgative si separano.

Nel 1985 Francesco vinci lascia l'Italia insieme alla famiglia per stabilirsi in Francia dove rimarra' fino al 1989 in concomitanza con la definitiva chiusura dell'inchiesta di Rotella sul troncone della cosi' detta "pista sarda". Tornato in patria verra' nuovamente arrestato per un altro reato, soggiornando nel carcere di Sollicciano fino al 1992. Il 7 agosto del 1993 il suo corpo viene ritrovato carbonizzato nel bagagliaio della sua auto data alle fiamme in localita' Chianni. Assieme a lui c'e Angelo Vargiu, entrambi incaprettati sono stati uccisi a fucilate e poi rinchiusi nel bagagliaio della Volvo. Passano appena 13 giorni che in una scarpata a Poneta di Barberino Val D'Elsa viene ritrovata la panda di Milva Malatesta. Dentro l'auto, completamente bruciata, ci sono i cadaveri carbonizzati della donna e del suo figlioletto di tre anni, entrambi uccisi prima di essere dati alle fiamme. Viene prospettato un collegamento tra i due delitti non solo a causa dell'analogia esecutiva, ma anche perche' alcune voci (in particolare il Calamosca) vorrebbero Milva Malatesta impegnata nella prima meta' degli anni 80 in una relazione proprio con Francesco Vinci. I due casi rimarranno irrisolti lasciandosi dietro numerosi interrogativi tutt'ora irrisolti.


Suggestioni e fatti postumi.


Da Firenze a Udine

il 2 gennaio del 1985 a Udine viene trovato il cadavere di una prostituta,Stojanka Joksimovic, di 42 anni. E' stata uccisa a colpi di punteruolo ed e'forse l'undicesima vittima del probabile mostro di Udine. A questo serial killer vengono attribuiti ad oggi 16 omicidi a paqrtire dal 1971. In particolare 4 omicidi fotocopia, tutti commessi durante il periodo invernale tra l'80 e l'89, mostravano perizia chirurgica visto che si erano conclusi con lo sventramento delle vittime perpetrato mediante un taglio addominale ad "S".
La stessa tecnica, anche se leggermente diversa, viene usata dai medici legali durante le autopsie. I delitti del mostro di Udine, secondo i carabinieri, sarebbero quelli in danno di Maria Carla Bellone (19/02/80), Luana Giamporcaro (24/01/83), Aurelia Januschewitz (03/03/1985) e Marina Lepre (26/02/89); la particolarità delle vittime, oltre ad essere prostitute, è quello di essere state a contatto negli ultimi tempi con l'ambiente ospedaliero, le prime due vittime erano tossicodipendenti che cercavano di smettere con la droga e le ultime due erano malate di mente.
Ma ad Udine, il 14 settembre 1981, venne anche colpita una coppia di ventenni, Mara Lupieri e Marco Marmai, mentre verso le 23:00 erano in intimita' in auto.

Il mostro di Modena 1985-1995

l “mostro di Modena” che in dieci anni, dal 1985 al 1995, ha ucciso otto giovani tossicodipendenti, alcune delle quali prostitute per procurarsi i soldi per la droga, è il terzo “serial killer” ancora latitante in Italia secondo uno studio elaborato dall’Osservatorio di psicopatologia forense dell’Università “la Sapienza” di Roma. (La Gazzetta di Modena 1998)
Tra quelli attribuiti a questo potenziale serial killer si annoverano l'omicidio di Donatella Guerra, sul cui luogo del crimine venne rilevata dalla scientifica l’impronta di un pneumatico accanto al cadavere, che riconduce ad una Fiat 131, l’unica che all’epoca montava di serie quel tipo di gomme. Vi sarebbe poi un apparente collegamento diretto con la terza ragazza uccisa,. Marina Balboni, strangolata nemmeno un mese e mezzo dopo il delitto Guerra. I due omicidi, i più ravvicinati della serie, portano ad un’ipotesi inquietante: che Marina sia stata uccisa perché vide l’uomo con cui salì in auto Donatella la sera del 12 settembre precedente, quando le due ragazze si trovavano entrambe in piazza Roma a pochi metri di distanza l’una dall’altra. Nel suo diario - mai acquisito agli atti - Marina aveva scritto che quella sera aveva un appuntamento con “una persona importante” e insistette con i genitori, che non volevano uscisse dicasa, per andare ad incontrarla.
Nel marzo del’ 90 venne trovato il corpo senza vita di Fabiana Zuccarini Accanto al cadavere era stato trovato, tra l’altro, un mozzicone di sigaretta. L’unica variante nella ripetitività dei delitti riguarda gli ultimi due omicidi. Ad Anna Maria Palermo l’assassino non ha portato via la borsetta coi documenti come era invece avvenuto negli altri delitti. Monica Abate non è stata caricata in auto sui viali e gettata morta in un fossato. (Monica Abate, trovata uccisa nel suo appartamento di Rua Freda la sera del 3 gennaio 1995. Delitto per il quale pero' nel 1997 venne richiesto il rinvio a giudizio per una donna conoscente della vittima).
La Gazzetta nel 1998 raggiunge il Professor De Fazio dopo che il giornale e' venuto a conoscenza di un rapporto redatto dal noto criminologo che aveva eseguito le autopsie su tutti gli otto cadaveri, e che, sebbene su iniziativa personale, aveva suggerito di cercare i collegamenti tra questi delitti visto che all'epoca non venivano collegati. All'intervistatore il Professore si limitera' a valutazioni molto prudenti:

"Quando si cerca un serial killer si devono trovare nei suoi delitti elementi comuni motivazionali.A
Modena le ragazze erano tutte giovani, quasi tutte erano prostitute e drogate, ma non c'e' tipologia unitaria. Questo pero' non esclude che, potendo contare non solo su elementi tratti da autospie ma anche su altri elementi che non sono in mio possesso, si possano verificare elementi unificanti per alcuni degli otto delitti." (La Gazzetta di Modena, 23 Aprile 1998)

1987

Il 20 marzo qualcuno ha telefonato a casa Rontini, i genitori di Pia, ammazzata e straziata dal maniaco il 29 luglio del 1984 nei pressi di Vicchio, per avvertire che presto, fra il 22 e il 25, succederà qualcosa di nuovo. Winnie Rontini, madre della ragazza, informò la Procura. Pochi i particolari che ricordava: una voce senza inflessioni dialettali. Pochi giorni dopo il postino ha consegnato la busta indirizzata a Silvia Della Monica. Dentro c' era la videocassetta ed una lettera scritta a macchina. In tutto una trentina di righe che restano ancora coperte dal segreto istruttorio. Il contenuto non lo posso rivelare, risponde il procuratore Cantagalli assediato dai giornalisti. Ma cosa vuole che ci sia scritto, è una cosa farneticante, è opera di uno dei soliti mitomani, taglia corto Piero Luigi Vigna. (Repubblica 14 Aprile 1987 )

1997

In un articolo del corriere datato 5 Gennaio 1997 si cita uno strano episodio risalente al 1983, che costituirebbe un altro inquietante legame tra quell'omicidio e quello successivo dei francesi nel 1985:
"Sul fronte delle indagini ieri e' stato interrogato, dal capo della Mobile Giuttari, un cacciatore di San Casciano. L'uomo, Giovanni Bonechi, 66 anni, ha riferito che due anni prima circa del delitto degli Scopeti, nella stessa piazzola dove furono uccisi i due turisti tedeschi, trovo' una tenda con fuori dei bossoli. A segnalargliela era stato un contadino che nella notte aveva udito alcuni spari. Una semplice testimonianza che avrebbe fatto pensare a un presunto mancato delitto ai danni di una coppietta: un episodio sul quale sono in corso accertamenti."

Due mostri agli scopeti

Nel 1985, ospite della comunita' Emmeus, si aggira in provincia di Firenze il mostro di Marechiaro, Andrea
Rea. L'uomo, che gia' aveva compiuto il suo primo omicidio a Posillipo nel
1983 senza che nessuno lo avesse ancora sospettato, si aggira per le campagne intorno a Firenze con un motorino, e proprio il suo motorino verra' notato l'8 settembre del 1985 nei pressi della piazzola degli scopeti dove verranno assassinati i due ragazzi francesi. Quando viene arrestato a Napoli in conseguenza di un altro omicidio, quello ai danni di una giovane prima legata e violentata, poi accoltellata a morte e infine fatta a pezzi per occultarne il cadavere, la coincidenza dell'85 viene notata e approfondita, forse piu' che per la speranza di aver trovato il mostro di Firenze per verificare che non sia lui l'assassino delle prostitute fiorentine. Le indagini pero' non portano a nulla in quanto Rea e' in grado di dimostrare piu' di un alibi sia per i delitti del mostro che per quelli delle prostitute.




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Coincidenze

Questa e' una raccolta schematica delle coincidenze, piu' o meno significative, che sono emerse dalle ricostruzioni dei fatti e dei personaggi coinvolti in questa storia.

Le vittime

Nella serie degli anni '80 tre ragazzi su quattro (Stefanacci, Mainardi e Baldi) risulteranno aver perso il padre da poco tempo (da 6 mesi a due anni). Una coincidenza resa relativamente significativa per la giovane eta' delle vittime

Stefano Baldi e Susanna Cambi si erano conosciuti nel 1973 allo stabilimento Genova di Viareggio durante una vacanza estiva. Fino ad allora Susanna aveva passato le sue estati nella casa familiare che i genitori avevano vicino a Padulivo, localita' di Vicchio nota tra l'altro per l'omonimo eccidio perpetrato dalle ss, ovvero vicino a dove nel 1974 furono uccisi Pasquale Gentilcore e Stefania Pettini. (forse anche i due ragazzi uccisi a Borgo avevano passato l'estate del 73 proprio a Viareggio)

A giugno dell''81 gli inquirenti scavarono a fondo tra le conoscenze di Giovanni Foggi in seguito alla coincidenza che vedeva sia lui, che Pasquale Gentilcore, abitare a Pontassieve. Risulto' che pero' i due ragazzi non si conoscessero, visto anche che la famiglia Foggi si era stabilita a Pontassieve solo dal 1972

Alla fine dell'81 la stampa aveva messo in risalto la somiglianza fisica delle tre vittime femminili, tutte more e minute. La coincidenza si interruppe nel 1982 quando sotto i colpi del killer cadde Antonella Migliorini, una ragazzona bionda e formosa.

Nel 74, giugno 81, e 82, risulto' che le ragazze fossero impiegate a vario titolo in aziende del ramo tessile. Nell ottobre dell '81 ad essere impiegato in una azienda tessile era invece il ragazzo.
(La principale attivita' industriale della toscana e' del resto proprio il tessile)

Nel 1984 Pia Rontini lavorava in un locale sito di fronte alla stazione di Vicchio, e denominato La nuova Spiaggia. Nel 1974 Pasquale Gentilcore e Stefania Pettini frequentavano un locale ( lo stesso locale?) denominato La Spiaggia a Vicchio, tanto che li' si erano addirittura conosciuti due anni prima (Compagni di Sangue- M.Giuttari, C. Lucarelli)-
Altra coincidenza riguarderebbe i luoghi di ritrovo delle due coppie mugellane. Nel 1974 Riccardo Berti in un articolo indica nel bar Stellini di Borgo uno dei luoghi di ritrovo degli amici di Stefania Pettini e Pasquale Gentilcore. Nel 1984 compare un bar Stellini frequentato da Claudio Stefanacci e Pia Rontini, bar che oltretutto e' accanto al negozio di elettrodomestici Stefanacci. Probabilmente si tratta dello stesso locale, che nel 1974 venica collocato erroneamente a Borgo. In questo caso la coincidenza non deve sorprendere piu' di tanto, sia per le ridotte dimensioni di Vicchio, sia perche' il bar si troverebbe nella piazza centrale del paese, e' quindi normale che la maggior parte dei Vicchiesi (e la Pettini era di fatto vicchiese) lo frequentassero.


I luoghi


Dal 74 fino all'82 sui luoghi dei delitti sono presenti vitigni ed ulivi.

Nel 68, 74, 81, e nell'84, e' sempre presente un pilone dell'alta tensione a poca distanza dalla scena. Oggi vi sono elettrodotti enche a non molta distanza dai siti di Baccaiano e Giogoli, sebbene non arrivino prorpio sul luogo del delitto. Da notare che Giovanni Foggi era impiegato proprio nell'azienda elettrica Nazionale, anche se con il ruolo di magazziniere.

Nel 68, 74, Ottobre 81, 82,e 84, a breve distanza da dove sono parcheggiate le auto scorre un corso d'acqua, rispettivamentetorrente Vingone, Sieve, torrente Marina, torrente virginio, fiume Sieve. Nell'85 invece verrebbero trovate delle macchie forse di sangue in un lavatoio sito a 40 min di cammino dalla piazzola.

Tutti i luoghi sono a breve distanza da una strada statale o dall'autostrada. Per unirli basta percorrere tre direttrici (ad eccezione della statale Pistoiese del 1968): il tratto Firenze ovest dell'autosole, la Volterrana e la statale 67 (segue 551)

I tempi

Tutte le piazzole distano tra i 5 e i 10 minuti dalla casa da cui escono i ragazzi

In tutti i casi(tranne ovviamente gli stranieri accampati) i ragazzi dopo essere usciti di casa non vengono piu' visti in alcun altro luogo. Il che fa pensare che ogni volta siano andati direttamente da casa al parcheggio.

Con l'eccezione dell'84 (ma forse anche dell'85) tutte le aggressioni si compiono tra le 23:30 e la mezzanotte e mezza


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Scena del crimine omicidio 29 luglio 1984






poco dopo le 21:15

Claudio Stefanacci, studente di 22 anni, (aiutava i genitori nella gestione di un negozio di elettrodomestici) e Pia Rontini, 18 anni, da poco assunta in qualita' di barista nel bar La Nuova Spiaggia , escono dall'abitazione di lui sita in corso del Popolo a Vicchio (La madre della ragazza dira' piu' precisamente in dibattimento che la figlia usci' di casa verso le 21:05, ultima indicazione temporale davvero certa fino al ritrovamento dei corpi).

ore 21:45

Due diverse persone, da posizioni differenti (uno sarebbe un uomo che con la moglie transitava in auto sulla sagginalese) odono 5 colpi d'arma da fuoco all'altezza della Boschetta.A costoro sembro' che i colpi fossero stati esplosi in due serie separate, seppur ravvicinatissime, di prima 3 e poi 2 spari

ore 23:30

La madre del ragazzo , allarmata per il mancato ritorno del figlio, si mette in contatto con la famiglia della fidanzata

ore 0:45 del 30 luglio

La signora Stefanacci avvisa i Carabinieri

tra le 3:00 e le 4:00 ?

L'amico di famiglia Stefanacci, Piero Becherini, uno di quelli che si erano mobilitati per cercare i ragazzi, si ricorda di aver visto in una precedente occasione la macchina di Claudio uscire da quella stradina realizzando cosi' che potesse essere uno dei luoghi frequentati dai due fidanzati. Raggiunta la localita "Boschetta", sulla Sagginalese a 4 km da Vicchio, scopre la panda in fondo ad un tratturo. Tornato in paese provvede a dare l'allarme.

ore 3:45

Una telefonata di persona non identificata avvisa i Carabinieri di Borgo San Lorenzo:"Venite subito in Vicchio localita' boschetta... si sono trovati due ragazzi morti!"

ore 4:00 


Una delle persone coinvolte nelle ricerche, CA, telefona alla Stazione dei Carabinieri di Pontassieve comunicando l'accaduto.
ore 4:10

Il maresciallo Polito, comandante della stazione di Vicchio, arriva sul posto dove trova ad aspettarlo tre delle persone che hanno scoperto i cadaveri. Alle 4:20 arriva il comandante Sticchi della stazione di Pontassieve. Il luogo viene cinturato verso le 5:00 con il sopraggiungere del magistrato, dottor Canessa.

ore 4:28

Alla stazione dei Carabinieri di Borgo arriva una telefonata che segnala un incidente stradale presso la localita' Sagginale. Il segnalante rifrisce che sarebbe stato coinvolto un autocarro e si qualifica come tal "Farini", sedicente "fornaio" della zona. Successivi controlli rileveranno che nella zona di Sagginale Vicchio e Dicomano non esiste alcun "fornaio" di nome Farina, ne un panificio cosi' intestato (da notare che in quel momento si trova in carcere, accusato di essere il mostro, il "fornaio" Mucciarini)

Dati espunti dal dibattimento del processo di primo grado a carico di Pietro Pacciani:


L'auto e' parcheggiata in retromarcia addossata al fondo cieco della stradina sterrata, a circa 60
mt dall'imbocco sulla sagginalese.


Fig.1

Lo sportello lato guida e il bagagliaio sono chiusi e bloccati, mentre quello passeggero e' chiuso ma non bloccato.
Il finestrino anteriore dx e' in frantumi (Fig.1b) , sul terreno si trova qualche frammento di vetro mentre la maggior parte sono all'interno. Il finestrino sn e' abbassato per 8 cm.
I due sedili vengono trovati completamente ribaltati in avanti.




Fig.1b


Sullo sportello dx si evidenziavano:
Sul predellino una macchia di sangue striata verticale con gocciolatutre che hanno imbrattato un fazzoletto di carta e l'erba sottostante.
La fascia paracolpi impolverata mostrava due aloni da rimozione semi circolari con base di 10 cm e altezza di 6 cm (verosimilmente impronte di ginocchia), alte da terra 60 cm.
In prossimita' della canaletta dove corre il vetro una macchia di sangue.
Due impronte latenti parziali sulla cornice dello sportello dx

All'interno dell'auto:
Aletta parasole sx abassata, sedili ribaltati in avanti, la cappelliera rimossa e appoggiata ai montanti di sinistra.
Si evidenziano numerosi frammenti di vetro soprattutto sul pianale posteriore, frammisti ad abbondante sangue, ma in parte anche su quello anteriore





Macchie ematiche di forma triangolare sulla bordatura sotto lo sportello dx unite da un istmo ematico con microgocciolature
All'altezza del pulsante di chiusura dello sportello dx si trova una striatura ematica ad andamento semicircolare verso l'alto, terminante con una sbavatura.
5 cm piu' in basso c'e' una macchia ematica con formazioni pilifere incluse.

Sotto il sedile anteriore dx ci sono i jeans (della ragazza), la borsa, e un paio di spadrillas rosse
Sotto il sedile di guida vengono repertate un paio di scarpe da ginnastica
Sedile e spalliera posteriore tolti e appoggiati sulla paratia sx per ampliare il pianale.
Sotto detto sedile, e spalliera annessa, si rinviene un pantalone verde tipo militare (del ragazzo) con macchie di sangue e un foro di proiettile sulla tasca posteriore dx, tasca che ancora ritiene il proiettile. Viene anche repertata una coperta all'interno della quale viene trovato un contenitore di profilattici VUOTO, e un orologio in metallo.
Il portafogli dello Stefanacci, con ancora il contenuto integro e non macchiato di sangue, viene ritrovato nei pantaloni trapassato da un colpo di proiettile.


Sangue sul lunotto dx posteriore di tipo puntiforme con forma a costellazione.
Viene rinvenuta anche una torcia azzurra con macchie di sangue. Torcia funzionante ma spenta (dovrebbe trattarsi dell'oggetto somigliante ad un miniregistratore (?) rinvenuto sul pianale posteriore e visibile in foto Fig.3).
Nella tasca interna dello sportello dx vi era un giornale tipo gazzetta dello sport, asportato il quale si rinveniva un coltello da cucina con filo seghettato e imbrattato.

Tutti i reperti ematici vennero analizzati a medicina legale con i seguenti risultati:

Vittima femminile gruppo A vittima maschile gruppo 0

1)sangue sulla torcia gruppo A
2)montante finestrino dx sangue di gruppo 0
3)coltello seghettato materia non ematica
4) tre pietre rotondeggianti con macchie che risultarono non di sangue (reperti della sieve?)
5)schienale e sedile sangue a sn gruppo 0 al centro e a dx gruppo A
6)sangue sul giornale macchia di 2x3cm gruppo 0

peli in numero di 7 tra 16 e 7 mm, lisci, umani, gruppo 0. 5 bulbati e 2 no, tagliati non troppo di recente poiche' l'estremita' di taglio risulta gia' rotondeggiante


Sul vano posteriore, liberato dal divanetto, giace il corpo del ragazzo rannicchiato sul fianco sinistro e con le ginocchia flesse. Indossa la maglietta, gli slip ed i calzini.





Fig.3






La ragazza giace invece a 8 metri dall'auto sul lato passeggero, in fondo ad un viottolo che dalla strada porta direttamente al vicino campo di erba medica, poco oltre un pilone dell'alta tensione.
Impigliati nella mano destra ci sono il reggiseno e la camicetta intrisi di sangue. E' in posizione supina con la testa reclinata verso sinistra. Secondo le fonti giornalistiche la camicetta risulterebbe stranamente abbottonata. Mostra lividi peri mortem alle caviglie e segni di trascinamento post mortem soprattutto sulla schiena e in minor misura sulla parte alta della faccia posteriore delle cosce Non ci sono segni di trascinamento sugli arti superiori probabilmente poiche' la vittima indossava ancora la blusa a maniche lunghe(che si sarebbe sollevata proprio col trasporto scoprendo la schiena).
Vengono rinvenuti ancora ai lobi i due orecchini, al polso l'orologio col cinturino danneggiato, e ancora al collo la collanina spezzata anteriormente (Nota Bene che con il trascinamento la collanina spezzata non sarebbe dovuta rimanere in sede, pertanto e' probabile che sia stata spezzata quando il corpo era gia' sull'erba infondo al viottolo)





Le ferite della vittima maschile:
1)Dietro all'orecchio sinistro ha un foro di proiettile. Questo risulta passato in cavita' ed ivi trattenuto con esito mortale
Altri due colpi in rapida successione sulla faccia anteriore della regione toracica:
2)Uno all'emitorace sx,
superficiale, accompagnato da una seconda ferita da scheggia (forse di vetro)
3)Uno all' ipocondroio sinistro, con interessamento del polmone sx e fuoriuscita sul lato sx della schiena
Presenta altre 10 ferite da arma da taglio inferte con violenza in limine vitae al tronco , al basso ventre ed alla schiena. Tra queste una sulla linea ascellare anteriore sx che mostra chiaramente il margine da monotagliente, una localizzata all'ottavo spazio intercostale sinistro, una al fianco sinistro, una localizzata alla spina iliaca , altra in regione inguinale sx, una sulla faccia interna della coscia sx e una sulla coscia destra (forse anche altre due alla schiena)



Le ferite della vittima femminile:
E' stata raggiunta da due colpi calibro 22.LR.
1)Uno alla regione zigomomatica mascellare destra, con nettissima direzionalita' dall'avanti indietro, con poca obliquita' da destra verso sinistra e dal basso verso l'alto. Proiettile entrato in cavita' con esito mortale e che ne ha causato l'immediata e totale perdita di coscienza a cui e' sopraggiunta la morte in non piu' di 10' come rilevabile dalle tracce di edema polmonare riscontrate durante l'autopsia (Autopsia condotta dal prof. Mauro Maurri, dottor Franco Marini e dottor Giovanni Marello).
2)L'altro colpo invece l'ha attinta tangentalmente di striscio all'arto superiore sinistro
.
3)Altra ferita al fianco sinistro con incisione a croce molto superficiale, forse da scheggia balistica (vetro)

Presenta poi due coltellate orizzontali al collo inferte con ogni probabilita' in limine vitae, quasi certamente quindi quando si trovava ancora all'interno dell'auto o in prossimita' della stessa prima del trascinamento (sicuramente avvenuto post mortem)

Sul corpo il maniaco ha praticato l'escissione del pube, ma pure quella del seno sinistro, entrambe secondo i periti eseguite con "buona" tecnica e postmortem
L'asportazione del pube risulta meno estesa e profonda di quella compiuta a Calenzano, forse, suggeriscono i periti, per via dei problemi di conservazione che deve aver avuto la volta precedente. La ferita, ampia e di conformazione ovale, comprende comunque la regione perivaginale, parte di quella perianale e parte della faccia interna delle cosce ( M.Giuttari, Il Mostro pag.41).
Escissioni comunque fatte con strumento taglientissimo, mano abbastanza sicura e discreta abilita' chirurgica, non perfette tanto che sui margini si apprezzano vari segni di arresto e ripresa dei tagli, almeno 3 forse 4 per la mutilazione del seno (si aapprezzano anche 7 piccole lesioni marginali non spiegate(!)) e 2 per quella del pube, che comunque inizia sempre ad ore 11

L'ora della morte viene fatta risalire tra le 21:30 e le 22:00 del giorno 29 Luglio 1984

Vengono rinvenuti in tutto 5 bossoli, 4 all'interno dell'abitacolo e uno sull'erba a 40 cm dalla ruota anteriore destra lato passeggero (Marker 2 Fig). Anche questa volta tutti i colpi risulteranno a piombo nudo.




Fig.5

L'mpronta papillare della mano sinistra sullo sgocciolatoio della panda e le due impronte di ginocchia sulla fiancata destra, sono forse lstate asciate dall'assassino durante il tentativo di stabilizzarsi mentre esplode i colpi contro la ragazza. Secondo i rilievi medico legali il corpo della giovane sarebbe stato afferrato per le caviglie quando questa era ancora in vita, ma il trascinamento all'esterno dell'auto ci sarebbe stato solo a decesso avvenuto, cosa che indicherebbe un intervallo di diversi minuti tra il primo spostamento e il trasporto definitivo nel campo di erba medica. Da cio' si dedurrebbe che l'assassino si sia attardato dentro l'auto per qualche motivo, certamente per infliggere al ragazzo le 10 coltellate , ma forse anche per piu' tempo per fare qualche altra operazione che pero' non e' stato possibile ricostruire, anche perche' questa volta non si e' curato della borsetta infilata tra il sedile e lo sportello e si sarebbe forse limitato solo ad asportare il ciondolo della collanina dal cadavere femminile . Non vengono repertate orme di camminamento, come in realta' ci sarebbero dovute essere se fosse passato attraverso il campo di erba medica, dal che si dedusse che per raggiungere l'auto dei ragazzi l'assassino avesse percorso lo stretto viottolo che corre parallelo alla sterrata provenendo dalla strada asfaltata.
NB Il portafogli trapassato da un proiettile verrebbe ritrovato nella tasca destra d bucata anch'essa da un proiettile . In piu' sulla tasca posteriore c'e' del sangue ma non c'e' sangue sul portafogli, e considerando che i pantaloni verdi vengono ritrovati sotto il divanetto rimosso, pertanto non indosso al ragazzo, si pongono alcuni interrogativi sulla genesi del reperto.

In seguito all'esperimento giudiziario, svoltosi nei giorni successivi con la supervisione del PM Canessa, si verifico' inoltre l'assoluta necessita' dell'assassino di disporre di una fonte d'illuminazione viste le condizioni proibitive di visibilita', nonche' sicuramente una conoscenza pregressa di quel luogo, almeno a giudicare dal modo con cui era riuscito a muoversi senza lasciare alcuna traccia .
Nella stessa occasione vennero esplosi alcuni colpi con una Beretta 22 LR per verificare quanto fosse udibile il rumore degli spari, in particolare se questi fossero percepibili dall'interno dell'abitazione sita a c.a, 200 mt dal luogo del delitto. L'esito di tale prova fu sostanzialmente negativo.


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